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Questa raccolta di storie vere vi invita ad osservare da vicino il processo di comprensione delle implicazioni che derivano dal suicidio degli altri e di come questo colpisce le persone care. Cosa succede a chi rimane in vita quando qualcuno si suicida? Come affrontano il processo di lutto i sopravvissuti? Che metodo seguono? Si riprendono mai da un trauma tanto profondo? Queste domande trovano risposta all’interno delle memorie scritte dalle 26 persone che hanno contribuito a questo lavoro.
Probabilmente la più grande paura di chi è rimasto è di non essere stati abbastanza. Si può pensare di non aver fatto abbastanza, o detto abbastanza, o notato abbastanza o di non essere stati abbastanza. Ma non si commette un suicidio perché qualcuno non è abbastanza. Ci sono molti altri motivi, ma non essere stati abbastanza non è tra quelli.
Al momento di questa stampa, le statistiche per l’anno 2010 (l’anno più recente per cui sono disponibili i dati) contano 38.364 suicidi segnalati, portando il suicidio al decimo posto per quanto riguarda le cause di morte degli americani secondo l’American Foundation For Suicide Prevention. Il numero di suicidi annuali negli Stati Uniti è il doppio rispetto a quello degli omicidi. Per ogni suicidio, ci sono circa sei sopravvissuti.
Il che significa che solo nel 2010 negli Stati Uniti le persone che hanno perso un proprio caro per via del suicidio sono state circa 230.184.
Secondo il Center for Disease Control and Prevention, nel 2010 negli Stati Uniti c’è stato un morto suicida ogni 13,7 minuti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta che ogni anno ci sono più di 800.000 persone morte suicide in tutto il mondo, per una media di un morto suicida ogni 40 secondi.
Un morto ogni 40 secondi.
Questo significa che nel frattempo che voi avete iniziato a leggere e siete arrivati a questo punto, qualcuno che prima era in vita adesso non lo è più.
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