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scheda di Concilio, C., L'Indice 1992, n. 4
Non si può e non si deve dimenticare - suona il monito di Richard Rive - ciò che il "Sesto Distretto" era: una città nella città, "un'isola nel mare dell'apartheid". Era un quartiere di Cape Town, "sporco, povero e pieno di case fatiscenti", abitato però da una comunità multirazziale solidale e coeva, prima che fosse dichiarato area residenziale per soli bianchi e le sue case fossero rase al suolo. Caledon Street, anche detta Buckingham Palace, ove l'autore è cresciuto, diviene nel ricordo luogo regale e a suo modo fatato, popolato da tipi singolari e bizzarri. Nel villino tutto rosa abitano Zoot, poeta satirico e abile ricattatore, e i ragazzi; nella Casbah, un bordello, vivono Mary e le ragazze; famiglie rispettabili convivono con angelici ladruncoli, occasionali giustizieri, disoccupati. Tutti, perlopiù neri e meticci d'ogni provenienza e religione, inquilini dell'ebreo Katze, che è l'unico bianco ma non è nŠ goffo, nŠ ridicolo, nŠ razzista, ed è pronto invece ad opporsi alle leggi segregazioniste. Ai diciannove brevi racconti di questa vivace galleria di ritratti fa da sfondo la voce autoriale che in una sorta di diario storico/cornice rievoca in tre date (1950, 1960, 1970) il lento declino del quartiere e l'esodo coatto di molti "coloured". Solo questo ineluttabile evento piega la narrazione, altrimenti ironica e divertita e mai melodrammatica, a una nota più riflessiva e nostalgica.
Costruito su una serie di episodi, quasi piccoli racconti, intervallati da memorie personali, il romanzo è un commosso omaggio al District Six, antico e bellissimo quartiere di Città del Capo, demolito negli anni Sessanta per fare spazio a un nuovo quartiere per bianchi e per ottemperare all'imperante apartheid di quegli anni. Rive ne narra la vita e la morte, ricostruisce l'esodo forzato degli abitanti del quartiere, in uno stile ricco di humour e di sottile ironia. Una storia personale e collettiva e, insieme, una vicenda politica.
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