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Anno edizione: 2015
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Storia di normalità dell’eccezione della vita della scrittrice Véronique Poulain che racconta la sua infanzia, la sua quotidianità fatta di piccole cose, i sentimenti e relazioni interpersonali, avvenuta in una famiglia molto speciale dove tutti i componenti, eccetto lei, sono sordomuti. Potente e delicato come può esserlo solo una storia vera.
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Uscito anche in Italia Un diverso sentire di Véronique Poulain, edito da Corbaccio, è il romanzo autobiografico d’esordio dell’autrice francese, già venduto in dieci paesi, che è rimasto per settimane nella classifica dei libri più venduti di L’Express.
L’autrice racconta, con una miscela di umorismo e di introspezione psicologica, l’infanzia e l’adolescenza in famiglia, con i genitori entrambi sordomuti. Vivevano a Parigi, nello stesso palazzo abitavano i nonni materni. La piccola Véronique, figlia unica, è cresciuta in uno stato di solitudine, di silenzi e di rumori. Fin da piccolissima aveva imparato a esprimersi a gesti per comunicare alla mamma quando aveva bisogno di qualcosa. Per supplire alle parole mamma e papà la controllavano in continuazione. Sguardi e gesti sostituivano la voce. Quando il silenzio diventava troppo “rumoroso” Véronique andava dai nonni: la nonna insegnava alla nipotina a leggere e scrivere, mentre il nonno le impartiva lezioni di solfeggio. Il libro parla di una quotidianità molto particolare, racconta le vacanze, la vita sociale, le relazioni intime. La situazione non è facile ma l’intelligenza della ragazza, tra frustrazione e perseveranza, riesce a trasformare un handicap in positività: è la differenza che può arricchire la vita, infatti Véronique deve fare da interprete per i suoi cari, destreggiandosi tra due mondi differenti.
Con uno stile fluido, ma con realismo e molto humour, l’autrice illustra al lettore i problemi dell’universo dei non udenti e di chi vive con loro, ricordando che non sentire non vuole dire solo disabilità. Con Un diverso sentire Veronique, attraverso aneddoti divertenti e toccanti – anche talvolta imbarazzanti – della sua infanzia e adolescenza spiega che la sua situazione in realtà è stata una fortuna, perché grazie a questo lei è frutto di due culture e sa muoversi tra il mondo dei gesti e quello delle parole. E ciò che potrebbe sembrare un dramma in questo scritto diventa la commedia di una famiglia differente e la biografia rende il libro diverso da tutti gli altri.
L’altro aspetto che la narrazione fa scoprire di questo mondo parallelo è che non si tratta per niente di un universo silenzioso. Vivere con dei sordi significa avere a che fare con una voce “rotta, frastagliata, mutilata, che schizza in tutte le direzioni e che vi fa vergognare da morire quando la subite”. I sordomuti si trovano a loro agio con il proprio corpo che di fatto è la loro lingua, esplicita, diretta, che non contiene giochi di parole né sfumature ed esprime tutte le loro voglie, come ad esempio quella di fare sesso, con il quale i sordomuti hanno un rapporto istintivo e animalesco. Non è difficile capire allora come la protagonista oscilli tra orgoglio e al tempo stesso vergogna e rabbia. Da un lato carezze e gesti sostituiscono le parole in un contatto fisico costante, dall’altro la diversità porta irritazione ed esasperazione.
Se una pecca si deve trovare a quest’opera è quella di essere poco ricca nelle argomentazioni, risulta infatti sintetica e riassuntiva, va dritta al punto. E’dunque un libro diretto, proprio come la lingua dei segni, ma pregno di determinazione e coraggio. Véronique è cresciuta negli anni Ottanta, in un periodo in cui le persone affette dall’ handicap della comunicazione venivano emarginate perchè non esistevano strutture idonee né il linguaggio dei segni vero e proprio, ma solo un gesticolare incomprensibile a chi sente e parla. Negli Stati Uniti già nel 1977 si era dato vita ad un movimento, quindi sulla scia dell’ esperienza americana i genitori di Veronique ed uno zio proprio in quegli anni si dedicarono anima e corpo ad un progetto di teatro per sordi. Una famiglia veramente speciale quella di Veronique. Di lì partì una mini-rivoluzione che portò ad avere anche in Francia, finalmente, un Dizionario della lingua dei segni francesi. Oggi anche in questo paese il mondo dei non udenti è cambiato parecchio e sta cambiando ancora; rimane senza dubbio del lavoro da fare, ma il percorso intrapreso è quello giusto.Un diverso sentire dunque non si pone solo come una lettura ironica e graffiante, ma aiuta a riflettere sull’argomento trattato.
Recensione di Clara Domenino
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