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Divorare gli dei. Un'interpretazione della tragedia greca - Jan Kott - copertina
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Divorare gli dei. Un'interpretazione della tragedia greca - Jan Kott - copertina
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Descrizione


Un'interpretazione dei capolavori del teatro greco, da parte di un grande intellettuale del Novecento, armato delle conoscenze che la sociologia, la psicologia, l'antropologia, la storia delle religioni forniscono. Gli accostamenti si succedono densi e vertiginosi: Prometeo, Beckett, le Baccanti, Levi Strauss, Sofocle, il teatro dell'assurdo in una serie di arbitrarietà apparenti, il cui valore d'uso si dimostra immediato. Dietro il grande canovaccio di regia c'è tutto l'autore, con i libri che ha letto e le idee che gli sono servite da stimolo.
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Dettagli

2005
1 gennaio 2005
320 p., Brossura
9788842496724

Voce della critica

"Non è tragico Edipo che ha ucciso suo padre ed è andato a letto con sua madre. È tragico il mondo nel quale gli dèi hanno disposto che un padre venga ucciso dal proprio figlio, il quale andrà poi a letto con sua madre". Partendo da questa premessa Kott interpreta l'immagine di alcuni eroi del dramma greco, intrecciando come chiavi di lettura notazioni sceniche, studi antropologici, archetipi letterari e l'onnipresente rapporto tra il divino e l'umano. Apre la rassegna Prometeo (che l'autore ritiene creazione di Eschilo), quale icona sofferente di un mondo diviso tra un alto, dominio di Zeus tiranno, e un basso dove l'essere umano conosce la storia e il progresso attraverso la fatica. Lo segue l'Aiace di Sofocle; ingannato dai compagni che ne hanno misconosciuto il valore, ingannato da Atena che gli insegna dolorosamente l'onnipotenza divina, affronta il suicidio e, ingannato per l'ultima volta, è trasformato suo malgrado in eroe. E poi ancora l'ambigua Alcesti, velata agli occhi di Admeto come per nuove nozze, simile ma non identica all'amata sposa; l'immagine scissa di Eracle, diviso tra le ombre dell'Ade e la beatitudine dell'Olimpo, tra sofferenze di morte e follia e la ieratica teofania del Filottete . Lo sparagmos e l'omofagia delle Baccanti fanno rivivere sulla scena i riti di passione, morte e resurrezione del fanciullo divino: Penteo nella morte si rivela "doppio" del cugino e dio Dioniso; la sua uccisione per mano di Agave, colei che lo aveva generato, adombra la distruzione del creato e il suo ciclico ritorno. Infine, teatro del passato e teatro del presente si intrecciano nelle appendici: Medea a Pescara ; Oreste, Elettra, Admeto ; Luciano in "Cimbelino" , tre suggestive riflessioni sulla permanenza dell'antico nel moderno.

E. Berardi

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Conosci l'autore

Jan Kott

1914

Jan Kott (1914-2001), docente di Letteratura all’Università di Varsavia, si è trasferito nel 1967 negli Stati Uniti. Critico letterario e teatrale, saggista e traduttore, tra l’altro di Sartre, Diderot, Ionesco, Molière, si è occupato di Shakespeare e di teatro greco, ma anche di teatro giapponese, di Brook, Kantor, Grotowski. Delle sue opere, oltre a Shakespeare nostro contemporaneo, pubblicato per la prima volta da Feltrinelli nel 1964, ricordiamo: Mangiare dio (1977), Arcadia amara (1978), Eros e Thanatos (1992) e Kaddish. Pagine su Tadeusz Kantor (2001).

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