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Dolce vita. Sesso, potere e politica nell'Italia del caso Montesi
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Dolce vita. Sesso, potere e politica nell'Italia del caso Montesi - Stephen Gundle - copertina
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Dolce vita. Sesso, potere e politica nell'Italia del caso Montesi

Descrizione


Quando Wilma Montesi viene trovata morta a Torvajanica la Questura di Roma tenta di archiviare il caso in tutta fretta come "morte accidentale". Ma lo scandalo scoppia lo stesso, e si espande fino a lambire la politica: tra i presunti colpevoli c'è infatti Piero Piccioni, figlio di Attilio, erede designato di De Gasperi. Il processo infiamma la stampa e dalle gallerie di Via Margutta ai locali di Via Veneto, tra nobili, attori, paparazzi e avventuriere si moltiplicano mezze testimonianze e "sensazionali rivelazioni". Con il piglio narrativo di un romanziere, o di un regista, Stephen Gundle ricostruisce il caso e i suoi colpi di scena sullo sfondo dell'Italia della Dolce vita: una storia ancora viva nella memoria nazionale, come una sinistra avvisaglia di molti mali a venire.
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Dettagli

2012
7 novembre 2012
379 p., Rilegato
9788817057158

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cecilia
Recensioni: 4/5
Dolce vita. Sesso, potere e politica nell'Italia del caso Montesi di Stephen Gundle

Per chi predilige una trattazione approfondita dei "fattacci" di cronaca nera e non ama nè le versioni romanzate nè i succinti resoconti, ecco un ottimo esempio di saggio storico e sociologico costruito attorno al primo grande scandalo italiano del dopoguerra.

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Voce della critica

È l'11 aprile 1953. Sul litorale di Torvajanica, non distante da Roma, ma non vicino, viene rinvenuto il cadavere di una ventunenne ragazza romana. Non ha le scarpe, la gonna e il reggicalze, ma è avvolta in un giaccone. Il suo nome è Wilma Montesi. È uscita di casa alle 17.30 del 9 aprile, senza più fare ritorno. Sulla base di un'autopsia frettolosa appare illibata. Apparentemente non vi sono in lei tracce di alcol, o di droga, e sembra deceduta per annegamento. È fidanzata con un poliziotto operante in Calabria, con il quale da un mese non comunica più. Inoltre, da un po' di tempo, si fa vedere con borse lussuose, abiti di marca e gioielli, cose che il tenore di vita piccolissimo-borghese dei suoi non potrebbe consentire. La famiglia sembra investita più dal rischio del disonore che dal dolore. La sorella Wanda sostiene che Wilma da qualche giorno soffriva di una fastidiosa irritazione ai piedi, che verosimilmente era andata al mare per fare un pediluvio e che si era tolta gonna e calze (e reggicalze?) per meglio entrare nell'acqua, cedendo poi a un malore. Alle 17.30? In aprile (senza ancora ora legale)? E che bisogno c'era, calze a parte, di togliersi tutti quegli indumenti per lasciare scorrere l'acqua del mare sui soli piedi? La polizia, frettolosamente anch'essa, accoglie questa versione, liquida la questione in cinque giorni, nonostante i titoloni dei giornali, e conferma la tesi del "pediluvio", termine destinato, tra malizia ironico-drammatica e gusto invasivo per la cronaca giallo-nero-rosa, a essere ripetuto per anni. Ben prima degli Arcore parties, sta in realtà per emergere il più strillato scandalo dell'Italia repubblicana: festini di sesso, sedicente bel mondo edonistico, mediocrissimi avventurieri, artisti definiti "esistenzialisti" e anticonvenzionali, droga, malavita di bassa lega e soprattutto politica. Stephen Gundle, già autore (Figure del desiderio, Laterza, 2009) di una storia della bellezza femminile italiana, delinea un percorso avvincente dello scandalo, ma la politica, pur presente, talora latita. Come spesso accade agli inglesi, è il versante identitario, morale, ed estetico-caratteriale, ciò che sollecita le ricerche sull'Italia. Ma che accade in quei giorni? È appena stata votata la "legge truffa", volta a proteggere una Dc impossibilitata, secondo tutti, a riavere, come nel 1948, la maggioranza assoluta dei seggi. Alcuni membri del Pri e del Psdi (tra cui Parri e Calamandrei) fondano un nuovo partitino, Unità popolare, che ottiene proprio i voti che impediscono (7-8 giugno) alla legge truffa di passare. È una disfatta per la generazione veteropopolare di De Gasperi, dimostratasi nell'occasione assai imprudente. Però, in particolare, al di là del buon risultato nel Nord di Pci e Psi, è la vistosa crescita, nel Mezzogiorno, delle destre, ossia dei monarchici e dei missini, a non fare passare la legge truffa. Si arriva a un modesto e breve governo Pella. De Gasperi si ritira. Intanto, il 4 maggio, sul "Roma", quotidiano monarchico, si torna a parlare del caso Montesi e si scrive che è stato insabbiato per coprire alcuni protagonisti della vecchia politica Dc. E a ottobre, sul periodico "Attualità", il giornalista Silvano Muto lancia l'ipotesi che la morte sia avvenuta durante un'orgia a Capocotta, dove il marchese (della "scaletta") Ugo Montagna – boss dei "capocottari" e faccendiere, squallido alquanto, che aveva procurato facili piaceri (ragazze e cocaina) a fascisti, nazisti, alleati, monarchici, artisti, uomini politici del dopoguerra – traffica non senza talvolta la compagnia del musicista jazz Piero Piccioni, figlio del democristiano "vecchia guardia" e più volte ministro Attilio Piccioni. Piccioni jr. finisce per poco, con Montagna, in carcere. L'attrice Alida Valli, con cui ha allora una relazione, gli fornisce un alibi, peraltro malsicuro. L'affare si ingigantisce. I giornali, soprattutto quelli di destra, non parlano d'altro. Ma anche Ingrao e Pajetta, su "l'Unità" e in parlamento, introducono per la prima volta la "questione morale" nel lessico politico del Pci. Attilio Piccioni, successore in pectore di De Gasperi, esce signorilmente dalla vita politica. Fanfani, nonostante la difesa che ne fa ora Gundle, approfitta della faccenda. Una nuova generazione Dc è pronta. E l'affare, tra media, testimonianze, menzogne e processi, prosegue, senza che si arrivi a un esito, per anni. Qui non convince comunque il titolo felliniano Dolce vita. Le povere ragazze coinvolte somigliano più al milieu delle Clarette Petacci del passato che al prorompente ingresso nella fontana, in pieno miracolo economico, di Anitona. Cosa è successo per Gundle? Wilma, su incitazione dell'ambiguo zio Giuseppe Montesi, è diventata un piccolo corriere della droga. La sera del 9 aprile i fornitori dei capocottari tentano di fargliene prendere una dose perché non possa più tirarsi indietro. Cardiopatica, si sente male. La spogliano per farla respirare. E poi la buttano in mare. Non si capisce bene se morta o se ancora viva. Ma intanto la classe politica della Dc sta cambiando. Bruno Bongiovanni

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