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Delius ci propone in questo suo romanzo del 1994, tradotto in italiano in prossimità dei mondiali tedeschi, un giorno un po' speciale nella vita "in bianco e nero" del giovanissimo protagonista. Un ragazzino undicenne timido, goffo e balbuziente cerca, in una domenica di inizio luglio del 1954, un'occasione per evadere, almeno con lo spirito, dalla sua fin troppo quieta e monotona vita come figlioletto di un pastore protestante di un paesino dell'Assia. La vittoria in finale della Germania sull'Ungheria ai mondiali di calcio svizzeri saprà far volgere gli occhi del bambino a una futura felicità forse non del tutto effimera, ma che sarà da ricercarsi fuori dagli angusti confini del borgo natio, come suggerisce anche l'epigrafe, da Gioventù di Koeppen. L'autore ci offre un quadro di intimità familiare dominato da una coppia di genitori attenti ad attutire e frenare ogni irrequietezza puberale. Efficace in tal senso la descrizione della colazione, in cui la madre, intenta a affermare il suo affetto in maniera troppo anonima e formale, insiste affinché i figli mangino lentamente le fette di pane spalmate con un sottile strato di marmellata. È il correlativo oggettivo di quel velo sottile di quiete e di oblio che si coglie per le vie del paesino, teso a nascondere segreti e colpe di una nazione ancora intorpidita, appena destatasi dall'incubo nazista. Delius ci propone un intero campionario di ansie preadolescenziali: dal difficile rapporto con la carismatica e predicatoria figura paterna all'ossessione della pelle squamosa che rende il fanciullo "simile a un pesce" per colpa di un eczema. A sublimare tutto ciò basterà comunque il trionfo degli undici eroi sul campo da pallone, e pazienza se l'inno nazionale cantato dai calciatori ebbri di felicità vedrà l'inopinato ritorno del nazionalismo dell'altro ieri, grazie al bandito incipit che recita "Deutschland, Deutschland über alles".
Alberto Melotto
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