Feltrinelli ; 15 novembre 1957; Noisbn ; Rilegato con titoli al piatto e dorso, sovracoperta; 21 x 14 cm; pp. 712; Traduzione di Pietro Zveteremic. Prima edizione. ; Presenta leggeri segni d'uso e del tempo, principalmente alla sovracoperta (imperfezioni e leggere fioriture), interno con firma alla prima pagina bianca, volume lievemente brunito; Buono, (come da foto). ; Nell'aprile del 1954, i lettori della rivista moscovita Znamia avevano la sorpresa di veder pubblicato un manipoletto di poesie che recavano la firma di Boris Pasternak, dei poeti russi viventi il piú grande, ma che da molti anni non aveva piú trovato un editore nel suo paese. Le poesie, intitolate Versi dal romanzo in prosa "Il dottor Živago," erano accompagnate da una nota che diceva testualmente: "Il romanzo sarà finito presumibilmente la prossima estate. Esso abbrac- cia il periodo dal 1903 al 1929, con un epilogo ambientato nel tempo della grande guerra patriot- tica. L'eroe, Jurij Andréevic Živago, medico e pensatore, incline alle indagini e alle invenzioni dell'arte, muore nel 1929. Di lui resteranno alcuni appunti e, fra le altre carte, dei versi scritti negli anni giovanili, parte dei quali vien qui presentata. Essi costituiranno nel loro insieme il capitolo conclusivo del romanzo." Ma è destino, pare, delle opere di Pasternak, di essere avidamente cercate, lette, diffuse prima ancora che vengano regolarmente pubblicate. Anche all'estero un libro di Pasternak rappresenta un avvenimento: e fu appunto il fascino della personalità dell'autore che fece giungere in Italia il manoscritto del romanzo. Quando piú tardi si seppe che l'edizione sovietica era stata rimandata a tempo indeterminato, l'editore italiano già aveva pronta la traduzione, i torchi giravano e niente piú avrebbe potuto arrestare la pubblicazione. Cosí, quella che era stata pensata come una semplice traduzione, si trova a dover assumere la pesante, ma lusinghiera responsabilità di rappresentare la prima edizione mondiale assoluta di un'opera tanto attesa e già tanto discussa. Sterminato paesaggio ideale pullulante di figure, dramma di un uomo e insieme tragica epopea di un'epoca di memorabili rivolgimenti; tale è Il Dottor Živago, recente frutto di un'antica grande tradizione narrativa. Chiuso il libro rimane nella mente una folla di immagini, di personaggi, di episodi che solo a poco a poco la fantasia e la memoria, prima rimaste attonite e come impotenti, riescono a risistemare in prospettiva: Mosca, Varýkino, la Siberia, i treni dei deportati e le armate dei partigiani; Tonja, Antipov, Tiverzin, Komarovskij, Samdeviatov, l'affascinante figura di Lara, continuamente ricercata e perduta, simbolo umano della dolcezza della vita. E su tutti grandeggia il tormentato personaggio del dottor Živago, che appare per la prima volta al lettore tragicamente levato sopra il tumulo della madre, in uno scenario di imminente tempesta. E tempeste, piogge, nevi, corruschi cieli di nubi, immagini già care alla poesia di Pasternak, accompagneranno poi ovunque il protagonista del romanzo: tempeste dell'anima, alle prime confuse scoperte di un mondo di emozioni vergognose e segrete o piú tardi nel dibattito tra l'amore legittimo e una piú grande passione; bufere della società umana, le rivoluzioni, i disordini, la nascita del nuovo, mentre la mente si dilania tra la repulsa e un'oscura necessità che trascina alla partecipazione, e le distese di neve della Siberia dove l'immensità disperde l'eco delle stragi e fantastici eserciti di donne s'aprono a forza di braccia un passaggio per entro il fitto intrico di inviolate foreste secolari; o nel caos che segue al tacer delle armi, e ciò che era stato concepito in modo nobile e alto diventa materia. I personaggi apparentemente piú distanti ed estranei, in questa visione che fa del mondo un complicato intreccio di esistenze correlative, finiranno, ad un angolo di strada, in una stanza anonima, nello scompartimento d'un treno, per incontrarsi, conoscersi, odiarsi, amarsi. Il romanzo stesso può essere considerato in tanti modi: la storia dell'amore di Jura e Lara ("oh, che amore era stato il loro, libero, straordinario, a nulla somigliante!") oppure l'odissea di un borghese in mezzo ad una rivoluzione che solo in parte gli è comprensibile, o la tragica diaspora di un gruppo di ragazzi cresciuti nel piú drammatico periodo della moderna storia d'Europa. Forse mai con tanta vivezza e passione, orrore e ammirazione era stata raccontata la storia umana della rivoluzione russa, titanico tentativo di far nascere dal caos e dal dolore un mondo nuovo. Il sessantasettenne Pasternak ha rinnovato con insuperabile maestria nella pagina di prosa la propria arte di poeta: il taglio, la frantumazione e la contrapposizione delle scene e delle trame, le descrizioni paesistiche, le riflessioni estetiche e morali sono sempre quelle del grande poeta sopravvissuto ai suoi amici Majakovskij, Meyerchol'd, Ejzenštejn, Mandel'stam. E forse il lettore riconoscerà in questo Dottor Zivago il libro segreto non solo della Russia moderna, ma di tutto il nostro secolo contraddittorio e appassionato. Sovracoperta: Ampelio Tettamanti impaginazione: Albe Steiner; L'immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.
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