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Descrizione


"Questa stanza è come la mia anima: sporca e disordinata". L'anima di Arthur Maxley è opaca, stretta nell'incertezza della giovane età e in una biografia familiare amara, dove la protezione dei genitori si è polverizzata quando era ancora un ragazzino. Arthur spende la giornata estiva che fa da cornice a questo romanzo breve a San Francisco: qui ci sono le feste di Max Evartz, dove si beve troppo, e l'amico Stafford Lord, sempre in ritardo e terribilmente lamentoso, un giovane viziato da sogni irrealizzabili. Ma non sono le frequentazioni quanto i pensieri ad affollare la mente di Arthur, frammenti di ricordi di un'infanzia che ha al centro una voragine, una madre perduta senza sapere quale sia stata la causa e un padre, uomo d'affari sempre in giro per i continenti, il quale proprio in questo giorno è in città e propone al figlio un incontro. Ed è allora che le parole non si trovano e quelle che vengono pronunciate sono troppo poche e deboli, in un dialogo che non concede nulla al rapporto tra un genitore e un figlio. È a partire da Luisant's, un club immerso nelle strade della metropoli, che consuma la notte e la delusione, un cocktail dopo l'altro con una donna che diventa compagna di solitudini e seduzioni.
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Dettagli

2014
27 febbraio 2014
138 p., Rilegato
9788864117027

Valutazioni e recensioni

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Ant
Recensioni: 5/5

Letto e apprezzato tantissimo

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AliceInB
Recensioni: 5/5

Avendo letto Stoner, questo libro è di tutt’altra natura. Una prosa che adoro, rileggo le pagine più volte per assaporarne la fluidità. Il personaggio Arthur è confinato ad una esistenza dissociata dal suo corpo; la sua essenza aerea e impercettibile, fluttua, osserva, vaga tra i ricordi del giovane, si muove spinta dalla propria volontà mentre Arthur osserva impotente. È l’essenza onirica che prende il sopravvento ed ha piena scelta di quando comparire e quando lasciarsi adoperare dal suo corpo inerte. Il buio è l’atmosfera in cui Arthur trova più conforto, ed è il buio che cerca e i luoghi che frequenta, sempre dominati da facce e suoni che si combinano indistinti, dai contorni sfocati, distorti, che si muovono continuamente “alla disperata ricerca di qualcosa che somigliasse alla vita”. E il volto della madre, nitido seppure un’ombra del passato, che appare ogni qualvolta la sua natura tenta di riappropriarsi della propria volontà d’agire, per riportarlo dove meglio accoglie quel ricordo onnipresente, ossia la notte, il buio delle stanze, il rifiuto di un mondo senza di lei. “Non agiva mai, e non aveva mai agito, in base alla sua volontà. Una forza oscura e innominabile l’aveva sempre spinto da un posto all’altro, lungo sentieri che non aveva intenzione di percorrere, oltre porte che non conosceva né desiderava conoscere. Tutto era oscuro e senza nome, ed egli camminava nell’oscurità.” Eppure, qualcosa cambia quando incontra una ragazza, “l’unica creatura che restava ferma”, e cerca di accoglierla nella propria notte buia.

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Chiara
Recensioni: 4/5

John Edward William è una di quelle penne che, una volta scoperte, non puoi fare a meno di leggere. Una storia tormentata, esagerata, sporca. Un turbinio di emozioni negative che culminano in un finale inaspettato.

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La recensione di IBS

Nulla, solo la notte racconta la giornata di un giovane borghese della California, Arthur Maxley. Arthur si trascina in uno stato di perenne insofferenza e apatia per le strade della città, senza occupazione, immerso nelle sue paranoie e nei suoi incubi a occhi aperti. Suo padre è un uomo d’affari che si trascina in giro per il mondo per lavoro. I due non hanno contatti da anni; il giovane si limita a riscuotere gli assegni che il padre gli invia periodicamente. Il ricordo dei giorni dorati e spensierati dell’infanzia, della madre amata e della tragica fine di lei lo tormenta. Per Arthur, Edipo incompleto, il passato è una ferita sanguinante e tutti gli sforzi per dimenticare sono vani. Niente ha un senso nel presente e impensabile la prospettiva di un futuro.
Le persone che incontra nel suo vagabondaggio giornaliero sono creature che vivono fuori dalla realtà, alla deriva, derelitte come lui: un amico che vorrebbe comprare una macchina tipografica e stampare poesie, una giovane donna disperata, un padre egoista e incapace di dimostrare affetto al figlio. Anche quando sembra aprirsi uno spiraglio di speranza e la possibilità di una comunicazione autentica, si rivela ben presto solo un’illusione.
La solitudine di Arthur è quella di chi percepisce di essere solo in mezzo alla marea umana, alla moltitudine mostruosamente anonima e impersonale. È la solitudine esistenziale che fa perdere coscienza di se stessi come individui. Non a caso “solo” è la parola chiave con cui si chiude emblematicamente il romanzo. L’estraneità è dunque il tema centrale di questo primo romanzo breve di Williams. Seguiamo Arthur mentre si trascina disperato tra i fumi dell’alcol in un mondo inospitale, onirico e vorticoso. Impossibile non pensare a Arturo Bandini e alla voce di John Fante, ma anche a Scott Fitzgerald e Hemingway, che furono sicuramente modelli di riferimento per il giovane Williams. Crollato il sogno del benessere e dell’onnipotenza occidentale, la scrittura di Williams ricerca la verità nel tentativo di catturare e fissare piccoli brandelli di realtà. Scritto a soli vent’anni tra il 1942 e il 1945, nei due anni e mezzo di guerra che John Williams trascorse tra India e Birmania in qualità di sergente delle United States Army Air Forces, Nulla, solo la notte non deluderà chi ha amato Stoner, anticipandone alcune atmosfere e temi.

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

John Edward Williams

1922, Clarksville (Texas)

John Edward Williams nato in Texas da una famiglia di contadini, partecipò alla seconda guerra mondiale in India e Birmania. Al suo rientro si trasferì a Denver, in Colorado, dove rimase tutta la vita insegnando all’Università.Tra i romanzi di maggior successo ricordiamo Augustus. Il romanzo dell'imperatore (LIT-Libri in tasca, 2011) vincitore del National Book Award e Stoner (Fazi, 2012).

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