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Nuovo Decameron - copertina
Nuovo Decameron - 2
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Nuovo Decameron

Descrizione


Dieci grandi scrittrici e scrittori del nostro tempo riscrivono a modo loro Boccaccio e reinventano uno dei più bei libri della storia della letteratura.

Alla metà del XIV secolo Giovanni Boccaccio immaginò che, per sfuggire alla peste che nel 1348 stava decimando Firenze, sette giovani donne e tre giovani uomini si ritirarono in campagna, ingannando il tempo mangiando, danzando e, soprattutto, raccontandosi storie. Nacque così il Decameron, una raccolta di cento straordinari racconti, uno dei testi fondamentali della nascente letteratura italiana ed europea. Oggi, in un periodo tristemente segnato dall'emergenza pandemica e dall'obbligo del confinamento, abbiamo chiesto a sette scrittrici e tre scrittori dei nostri giorni di prendere il posto dei dieci narratori dell'opera di Boccaccio, scrivendo un racconto che prendesse le mosse, con la massima libertà, dal Decameron. Il risultato è una raccolta bellissima, che gioca con l'originale con passione e ironia, tra fedeltà e tradimenti, con meravigliose invenzioni linguistiche (come il dialetto umbro di Barbara Alberti o l'eccezionale falsificazione dell'italiano trecentesco di Michele Mari) o di trama (Jonathan Bazzi, Chiara Valerio), capovolgendo il senso originale (Chiara Barzini, Ilaria Gaspari), o trasportando il Medioevo ai nostri giorni (Antonella Lattanzi, Michela Marzano), discostandosi dal testo boccaccesco cercando di riprodurne i temi profondi, come fa Jhumpa Lahiri, o rileggendo da vicino l'opera con un misto straordinario di immaginazione e conoscenza filologica, come nel racconto di Stefano Massini che apre la raccolta e, tra riferimenti puntuali e svolte inattese, ripercorre l'intero Decameron. Un grande libro che, sorprendendo ed emozionando il lettore, mostra la modernità, perenne ed eversiva, di uno dei testi più belli e importanti di tutti i tempi.

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Dettagli

2021
4 febbraio 2021
9788869059025

Voce della critica

«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire» scriveva Italo Calvino in Perché leggere i classici. Perché leggere i classici? Perché sono testi senza tempo e dal passato riescono ad avere uno slancio verso il presente, addirittura verso il futuro, proprio per la caratteristica dell’atemporalità. Il loro significato non è fisso o immutato, ma si caricano di nuovi interessi, nuovi valori che cambiano a seconda delle esperienze personali e del tempo in cui si colloca il lettore.

Nella forza eversiva e nell’attualità perenne dei classici crede fortemente la casa editrice HarperCollins che, in occasione dei duemila anni dalla morte di Ovidio, ha pensato di chiedere a otto autrici contemporanee di reimmaginare le eroine mitologiche cantate nelle Eroidi e, forte del successo delle Nuove Eroidi, ha deciso di fare della riscrittura di un classico un appuntamento annuale. In quest’anno segnato dalla pandemia e dalle misure di contenimento per arginarla, la scelta non poteva che cadere sul Decameron di Boccaccio, in cui si narra la decisione di sette giovani donne e tre giovani uomini di ritirarsi in campagna per sfuggire alla peste che a metà del XIV secolo stava attanagliando Firenze, imponendosi una sorta di “quarantena” allietata solo dalle storie che si raccontano le une con gli altri. Nasce così Nuovo Decameron (18 euro, 217 pagine), in cui sette scrittrici e tre scrittori contemporanei reinterpretano a modo loro l’opera boccaccesca. Non più cento racconti, ma dieci storie che riscrivono una delle novelle originali oppure narrano in modo del tutto nuovo uno dei “temi di giornata” del libro e assegnati ogni sera dalla regina o dal re di turno.

Il compito di aprire la raccolta spetta a Stefano Massini che decide di riscrivere il Proemio e la “cornice” del Decameron. Segue Barbara Alberti che rielabora in chiave contemporanea la conversione da ebreo in cristiano di Abraam sotto la pressione del ricco mercante parigino Giannotto: i nuovi protagonisti sono Benedetto Guardabassi, cattolico fervente, e Shalo, di religione yazida e proveniente dall’Iraq. Ilaria Gaspari, che al suo racconto dà il titolo Urlare al cielo, reinterpreta la novella che vede protagonista Lisabetta da Messina i cui fratelli le uccidono l’amante; lei dissotterra la testa e la pianta in un vaso di basilico che annaffia con le lacrime fino a quando viene scoperta e, sottrattole l’ultimo ricordo del suo amore, ne muore di dispiacere. L’autrice impersona Lisabetta in una giovane donna che, straziata dal dolore per l’incidente del suo uomo, si lascia andare fino quasi a morire. Michela Marzano riprende un’altra storia d’amore del Decameron, quella di Simona e Pasquino (quest’ultimo muore sfregando sui denti una foglia di salvia e lei, volendo mostrare al giudice come morì il suo amante, ripete il gesto e muore), e in Pane e latte sceglie di toccare il tema dell’immigrazione: Saymuna è una somala che vorrebbe imparare a parlare l’italiano in maniera fluente dopo essere arrivata in Salento; conosce Pasquino, se ne innamora, ma lui muore in un incidente domestico e, accusata dell’omicidio, dice al giudice «Io mostrare». Come Simona, muore nel tentativo di ripetere quel gesto che ha portato alla morte gli amanti; come molti immigrati, avrebbe potuto salvare la propria vita se avesse avuto la possibilità di imparare l’italiano.

Chiara Valerio ripercorre la storia di Guglielmo Rossiglione che dà da mangiare alla moglie il cuore di Guglielmo Gurdastagno, scegliendo di attenersi saldamente alla storia originale, sebbene aggiunga il punto di vista di Anna, del cuoco, dell’ancella, del testimone, dei servitori fino ad arrivare a quello di un commissario di polizia mille anni dopo il fatto in piena ondata del #metoo. Chiara Barzini riprende la novella di Nastagio degli Onesti, raccontata non dal punto di vista di quest’ultimo, ma da quello della ragazza che scappa dal cavaliere e dai suoi cani. Michele Mari si dedica alla nona novella della quinta giornata, la storia di Federico degli Alberighi, un giovane e cortese uomo che s’innamora di donna Giovanna consumando tutte le sue ricchezze senza essere ricambiato. Jonathan Bazzi scrive una storia bella e struggente su un ragazzo distrutto da un amore per un altro uomo divenuto personaggio famoso. In questo caso, l’autore sembra coinvolto e in prima persona narra ciò che ha appreso direttamente dalla voce del ragazzo che incontra personalmente; è testimone di ciò che vuol dire essere ossessionato dalla possibilità che qualcuno possa iniziare a mettere in giro voci al punto di “inventarsi” una vita che non è la propria, di prendere moglie pur preferendo gli uomini, a discapito di chi ha deciso di ruotare, quasi ingenuamente, intorno a questa vita che oscilla tra finzione e sincerità. Antonella Lattanzi riprende la settima novella dell’ottava giornata. Chiude la raccolta Jhumpa Lahiri che, riscrivendo la prima e la nona giornata del Decameron “a tema libero”, ripercorre molti temi chiave dell’opera originale, a partire da quello della “fortuna”.

Tra invenzioni linguistiche (come il dialetto umbro di Barbara Alberti), di trama e di stile HarperCollins ci regala una raccolta bellissima che trasuda ironia, ma anche profondità toccando tematiche più che mai attuali. A dimostrazione del fatto che i classici, anche quando reinterpretati in chiave contemporanea, sono libri di una ricchezza eterna.

Recensione di Arcangela Saverino

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