(Venezia 1725 - Dux, Boemia, 1798) avventuriero e scrittore italiano. Figlio di attori (la madre, Giovanna Maria Farussi detta la Buranella, ebbe una certa fama), fu avviato alla carriera ecclesiastica e prese gli ordini minori (1743). Viaggiò per tutta l’Europa, vivendo spesso di espedienti: fu giocatore e baro, mescolandosi a imbroglioni della peggior specie, ma nello stesso tempo fu stimato e ricevuto da re, artisti, filosofi e scienziati. Nel 1755, a Venezia, venne accusato, in quanto massone, di libertinaggio e ateismo, e arrestato e chiuso nei Piombi, da dove evase con una fuga avventurosa. Negli ultimi anni fu bibliotecario nel castello di Dux in Boemia, dove, tra il 1791 e il 1798, scrisse in francese la Storia della mia vita (Histoire de ma vie), conosciuta anche col titolo di Mémoires. Il manoscritto di quest’opera (il cui racconto si ferma all’anno 1774) fu trovato alla sua morte fra gli inediti acquistati dall’editore F.A. Brockhaus e pubblicato in edizione tedesca, spuria, fra il 1822 e il 1828. Ritenuto falso da molti, fra cui Foscolo, ebbe un’edizione critica nel 1962 (12 voll.).La Storia è un suggestivo affresco di vita settecentesca, colta con forza nei suoi aspetti più coloriti e vistosi. C. dispiega una inesauribile galleria di scene: luoghi di piacere e di gioco, teatri, alberghi, palazzi nobiliari, in un racconto che è continua esaltazione dell’energia vitale, incarnata nella figura dell’autore-protagonista, cinico, beffardo, sfruttatore delle altrui debolezze, orgoglioso della propria fortuna e del proprio talento, che si ritrova al centro di infinite avventure, in prevalenza galanti. La visione di una società libertina, inconsapevolmente destinata all’autodistruzione, trasmessa dall’opera, fu poi interpretata nella prospettiva dell’incombente rivoluzione, mentre in piena belle époque fu valorizzato il mito edonistico del personaggio (D’Annunzio, Schnitzler). Oltre all’autobiografia C. lasciò mediocri versi, un’incompiuta traduzione in ottave dell’Iliade (1775), un romanzo in francese, Icosameron (1788), d’ispirazione vagamente illuministica, e la Storia della mia fuga (Histoire de ma fuite, 1788), anch’essa in francese, in cui narra l’evasione dai Piombi.