Il significato poetico di Risonanze erranti (1985-87) va letto alla luce delle riflessioni maturate, a partire dall’estate del 1975, con l’amico e filosofo veneziano Massimo Cacciari, a cui è dedicata l’opera.
Dopo Al gran sole carico d’amore (1972-74) Nono, pervaso da sentimenti di sconforto per la solitudine e il frustrato attivismo provati a causa dell’immobilismo delle istituzioni musicali italiane, sentì il bisogno di ripensare il proprio lavoro di compositore, inteso in senso gramsciano come «intellettuale organico alla società», riscoprendo, nell’incontro col filosofo, l’interesse per l’attività critica e artistica nella Vienna del Tractatus Logico-Philosophicus di Ludwig Wittgenstein, e in generale per la cultura mitteleuropea tra Ottocento e Novecento, nella quale avvertì il significato di un impegno più ’alto’, rivolto alla ricerca delle verità, contro le falsità del pensiero politico, scientifico, religioso, logico-matematico e le ingannevoli suggestioni del linguaggio.
Rispetto al passato si tratta di una protesta fortemente isolata, che riflette l’inquietudine dell’uomo moderno che si rifugia nella solitudine del proprio spazio interiore per sottrarsi alla «tempesta» e alla caducità del tempo e ascoltare «la limpidezza che respira» della libertà dell’infinito, come recitano i versi della settima delle Duineser Elegien di Rainer Maria Rilke, selezionati da Cacciari e impiegati da Nono in Das atmende Klarsein (1981), opera che contiene in nuce la poetica della produzione degli anni Ottanta.
«Bevendo alla fonte di Mnemosine ’esplodiamo’, ins Freie, nel Libero, all’Aperto», sottraendo il mondo «dallo sguardo che lo condanna all’insignificanza dell’accadere, del momento che si succede al momento» (come dichiarava Cacciari in un testo del 1990).
Marinella Ramazzotti
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