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“Una donna col coraggio tra le mani è una donna senza guardiani” E’ bello il libro di Marialuisa Bianchi, romanzo storico e, per alcuni aspetti, dal sapore rivoluzionario. Di quella rivoluzione femminile sempre in itinere e sull’orlo della caduta, come ogni cosa bella e fragile di cui si possa facilmente abusare. Si entra nella Firenze Medicea del ‘400 con il passo furtivo e gli occhi sognanti di Ekaterina, schiava russa dalla bellezza diafana, divenuta Caterina quando il padron Lapo le cambiò nome dopo averla acquistata. Incatenata, strappata a se stessa e alla sua terra in tenera età, venduta e trasformata in schiava, Caterina ci conduce nella quotidianità e nello spazio urbano di Florenzia la bella all’epoca di Cosimo de’ Medici. Il Rinascimento degli ultimi si dipana attraverso personaggi configurati con precisione. La narrazione è incalzante e fluida, i passaggi dalla voce narrante ed introspettiva ai dialoghi scorrono senza ostacoli, anche quando il linguaggio si arricchisce di dettagli e di termini tratti dal fiorentino antico. Attraverso le pagine avvincenti di una straordinaria avventura (quella di una donna alla ricerca ostinata della propria libertà) ci immergiamo in un mondo fatto di vana gloria, soprusi e violenza, in cui una mentalità, per così dire, medievale, fa quasi da contraltare ad una bellezza moderna e sorprendente: ed è in questo contrasto, in questo spazio vuoto, che si muovono- invisibili - schiavi, garzoni, serve e prostitute. Perché se la bellezza “riguarda” i potenti come Cosimo e Giovanni Della Casa, agli ultimi restano i sogni e l’immaginazione. La favola di Ekaterina nasce infatti nei racconti della sua babushka, nelle foreste di betulle ricoperte di neve, nella magia dei ricordi d’infanzia: “Il bosco è un luogo magico, anche se talvolta accadono cose impressionanti, ma a lei, Ekaterina, non faceva paura. Ben altre sono le angosce e i pericoli. Non si devono lasciare i bambini soli, vero babushka?”.
L'aspetto più coinvolgente della storia è il dipanarsi delle voci quando Ekaterina va in città, il brulicare della gente. Indimenticabile, la bottega dello speziale con i suoi rimedi ed i profumi, che pare di sentirli pizzicare nelle narici. È così ti sembra di essere in quella Firenze rinascimentale. Ma non fra i personaggi principali; uno dei tanti uomini e delle tante donne che chiacchierano al mercato. Grazie davvero
Approfittando delle vacanze, ho finalmente terminato Ekaterina: tra l'altro, la lettura è stata concomitante, per fortuita coincidenza (le famose sincronicità di cui parlava Jung), con una visita a Palazzo Davanzati, che è stato di proprietà della famiglia Davizzi... Ho apprezzato molto da una parte la capacità di rievocare, nei personaggi, nella mentalità, nelle istituzioni, fino agli aspetti più quotidiani della cultura materiale, la Firenze quattrocentesca, dall'altra quella di tenere il filo narrativo con un sapiente intreccio, comprese le analessi e le rievocazioni di una Russia fiabesca e idealizzata da parte della protagonista; la parte finale sulla fuga mi ha ricordato tanto la fuga di Renzo da Milano nei Promessi sposi; del resto è la parte del nostro grande romanzo “nazional-popolare” che più somiglia al Bildungsroman, e tale è in fondo anche la storia di Ekaterina/Caterina, che mette in luce, oltretutto, un aspetto rimosso e ben poco nobile della condizione femminile di quel tempo, pur illuminato (ma non per tutti) dalle luci della bellezza e dell'umanesimo.
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