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La virtù dell'elefante. La musica, i libri, gli amici e San Gennaro
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La virtù dell'elefante. La musica, i libri, gli amici e San Gennaro - Paolo Isotta - copertina
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virtù dell'elefante. La musica, i libri, gli amici e San Gennaro

Descrizione


Paolo Isotta è famoso pur non andando in televisione. È storico della musica e fa il critico musicale al "Corriere della Sera" ma è scrittore completo. Con questo libro fa una summa della sua esperienza umana, prima, artistica, poi. "La virtù dell'elefante" (che è quella di avere una mente robusta per sopportare una mole di sapienza) non è un'autobiografia perché non racconta la vita di Paolo Isotta secondo una sequenza cronologica: la sua vita discende dalla favola di Napoli e dei grandi personaggi, certo non solamente della musica, che egli ha incontrati. Senza aver letto questo libro è impossibile capire che cosa sia Napoli, città che si offre con aspetto lusinghiero e ingannevole, ingannevole nelle prospettive di gioia come nella querimonia perpetua. Qui un napoletano rivela che cosa si nasconda dietro la maschera. Paolo Isotta vive da quasi sessant'anni in simbiosi con la musica. Nessuno può oggi vantare un'esperienza umana e artistica pari alla sua. Così le sue memorie investono una lunghissima serie di colossi, della musica e della vita; ne sono glorificati molti, e richiamati alla mente di un'età atta all'oblio; alcuni falsi miti vengono sfatati. Anche tanti geniali, o non geniali, poveri cristi, di quelli che ogni giorno si arrampicano sugli specchi per sopravvivere; e alcuni esseri furbissimi e cattivi: raccontano le memorie. E le memorie toccano tanto musica e compositori quanto interpreti e interpretazioni.
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Dettagli

2020
Tascabile
27 febbraio 2020
589 p., Brossura
9788829703722

Valutazioni e recensioni

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Paolo
Recensioni: 1/5
Splendori e miserie di un musicologo napoletano

Con l’alibi dell’impostazione memorialistica il libro di Isotta si riduce in pratica al resoconto rapsodico dei fatti suoi e a una sequela di immondi pettegolezzi, in gran parte di natura sessuale o per lo meno fecale con corredo di nomi e cognomi (sicuramente il vero motivo del successo di pubblico, con buona pace dei 6 editori che glielo hanno rifiutato prima di Marsilio): un flusso ininterrotto di indiscrezioni infamanti a carattere ritorsivo, di nessun valore musicologico e tanto meno letterario, snocciolate apparentemente con la sprezzatura dell'uomo di mondo ma in effetti con infantile cattiveria, interessante semmai per il ritratto di una personalità disturbata e per il definitivo ridimensionamento di un musicologo incomprensibilmente sopravvalutato. Nell’ostentazione di una political incorrectenss radicale quale presunto certificato di anticonvenzionalità e libertà di giudizio, Isotta glorifica in realtà tutti i più vieti luoghi comuni della miseria & nobiltà partenopea, di cui si attribuisce manco a dirlo ogni supposta virtù, senza che il ricorso frequente a quelle che definisce pomposamente “le sue palinodie” serva a redimerlo dal fondamentale provincialismo di una cultura concepita esclusivamente come erudizione classica, pesantemente arretrata e ristretta, oltre che noiosamente snobistica (più o meno come i titoli genealogici che si autoassegna in progressiva esagerazione, finendo per risalire addirittura a una gens romana, che neanche il suo conterraneo Don Pomponio della rossiniana Gazzetta). Da assiduo lettore di libri di carattere o anche solo attinenza musicologica, nonostante la curiosità iniziale ho faticato a sopportare il disgusto di ravanare in tanta immondizia per arrivare all’ultima pagina, senza potermi esimere dal contagio di un mortificante sentimento di avvilimento.

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Paolo
Recensioni: 1/5
Splendori e miserie di un musicologo napoletano

Con l’alibi dell’impostazione memorialistica il libro di Isotta si riduce in pratica al resoconto rapsodico dei fatti suoi e a una sequela di immondi pettegolezzi, in gran parte di natura sessuale o per lo meno fecale con corredo di nomi e cognomi (sicuramente il vero motivo del successo di pubblico, con buona pace dei 6 editori che glielo hanno rifiutato prima di Marsilio): un flusso ininterrotto di indiscrezioni infamanti a carattere ritorsivo, di nessun valore musicologico e tanto meno letterario, snocciolate apparentemente con la sprezzatura dell'uomo di mondo ma in effetti con infantile cattiveria, interessante semmai per il ritratto di una personalità disturbata e per il definitivo ridimensionamento di un musicologo incomprensibilmente sopravvalutato. Nell’ostentazione di una political incorrectenss radicale quale presunto certificato di anticonvenzionalità e libertà di giudizio, Isotta glorifica in realtà tutti i più vieti luoghi comuni della miseria & nobiltà partenopea, di cui si attribuisce manco a dirlo ogni supposta virtù, senza che il ricorso frequente a quelle che definisce pomposamente “le sue palinodie” serva a redimerlo dal fondamentale provincialismo di una cultura concepita esclusivamente come erudizione classica, pesantemente arretrata e ristretta, oltre che noiosamente snobistica (più o meno come i titoli genealogici che si autoassegna in progressiva esagerazione, finendo per risalire addirittura a una gens romana, che neanche il suo conterraneo Don Pomponio della rossiniana Gazzetta). Da assiduo lettore di libri di carattere o anche solo attinenza musicologica, nonostante la curiosità iniziale ho faticato a sopportare il disgusto di ravanare in tanta immondizia per arrivare all’ultima pagina, senza potermi esimere dal contagio di un mortificante sentimento di avvilimento.

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Luca Furlotti
Recensioni: 2/5

Un libro pieno di volgaritá, rancore e cattiveria, ma anche di cose interessanti e di intuizioni folgoranti. Fastidiosissima e puerile é la obbligatoria apologia della napoletanitá. Se si riesce a vincere il disagio per le molte cose offensive che Isotta scrive, la lettura puó peró essere stimolante. Isotta é molto volgare, ma molto colto. Ma non é facile vincere una certa repulsione,

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Recensioni

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Conosci l'autore

Paolo Isotta

1950, Napoli

Paolo Isotta (Napoli, 1950) ha insegnato dal 1971 al 1994 Storia della Musica nei Conservatori di Torino e Napoli. Dal 1974 ha esercitato la critica musicale: per cinque anni al «Giornale» e trentacinque al «Corriere della Sera». A ottobre del 2015 ha abbandonato quest’attività per dedicarsi allo studio, alla lettura e a scrivere libri. Tra i suoi libri: Protagonisti della musica (Longanesi 1988), I sentieri della musica (Mondadori 1979), La virtù dell'elefante (Marsilio 2014), Altri canti di Marte (2015), Otello: Shakespeare, Napoli, Rossini (Napoli 2016), Paisiello e il mito di Fedra (Napoli 2016), Il canto degli animali (Marsilio 2017) e San Totò (Marsilio 2021). A settembre 2017 gli è stato attribuito il...

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