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Anno edizione: 2023
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Avete mai letto un sonetto in prosa? Se non lo avete fatto questo è il libro giusto. Piccole prose che hanno il gusto di una poesia sempre estremamente delicata, che entra nei nostri sonni senza svegliarci
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Perroni, una donna e i tumulti del cuore
Emilio Isgrò leggeva Tolstoj o Maupassant, a bordo campo, mentre Salvatorino Stancanelli e sua sorella Letizia, eredi del barone futurista Guglielmo Jannelli, giocavano a tennis sulla terra battuta. Letizia era moglie del commendator Alberto Perroni, «il quale aveva fatto una doppia fortuna. A Milano con la sua professione d’avvocato principe; in Sicilia con l’imbottigliamento dell’acqua minerale Ciappazzi e gli annessi fanghi termali per reumatici e paraplegici. […] I coniugi Perroni non avevano figli e Letizia – in attesa che nascesse Sergio, il futuro editor e scrittore – mi aveva un po’ adottato, consigliandomi i libri da leggere».
L’ottantenne artista e scrittore nato a Barcellona Pozzo di Gotto – una specie di fratello maggiore in absentia di Sergio Claudio Perroni – ricorda anche queste vicende nel recente Autocurriculum, edito da Sellerio. Per dire dell’humus umano e intellettuale da cui hanno preso avvio i primi passi nel mondo di Perroni, classe 1956, fra le figure più eclettiche e riservate delle lettere nostrane (da ghost writer, editor, agente letterario, impeccabile traduttore dall’inglese e dal francese, stroncatore di poeti per "Il Foglio"), che dopo tanti anni nel dietro le quinte ha decisamente preso gusto, ormai da più di un decennio, ai panni di scrittore in proprio, con alterne fortune: Nel ventre e Renuntio vobis i passaggi meno convincenti, dopo il felice esordio con Non muore nessuno.
Il nuovo libro di Perroni, edito ancora da La Nave di Teseo (l’autore ha seguito Elisabetta Sgarbi che, lasciata la Bompiani, ha fondato la nuova casa editrice con Umberto Eco e tanti altri amici e sodali), è Entro a volte nel tuo sonno, piccolo formato e alto tasso di poeticità della prosa, un po’ come il precedente, Il principio della carezza, forse il suo titolo migliore. A una prima semplicistica lettura del suo ultimo volume si potrebbe affermare che Perroni – infanzia milanese, gioventù romana, da molto tempo tornato definitivamente a Taormina – abbia scritto i suoi frammenti di un discorso amoroso. E che il suo spirito sarcastico e tagliente stia lentamente affogando da un po’ nei sentimenti (non nel sentimentale).
Eppure questi testi – alcuni chiamati dichiaratamente madrigali, come i componimenti che ebbero fortuna fra quattordicesimo e diciassettesimo secolo – che compongono un unicum romanzesco, solo all’apparenza sfilacciato e impalpabile, sono brevi istantanee, tessere di un puzzle che, con colori pastello e frasi tenui, raccontano contraddizioni e bellezza, amore e nostalgia, angosce e gioie, riflettono sul tempo e sul desiderio, mettono a nudo la coscienza e, talvolta, ipnotizzano.
È una storia d’amore, quotidianità e dettagli minimi ed eterei, quella che lentamente emerge in Entro a volte nel tuo sonno: c’è una donna adorata («So a memoria il Tuo respiro ascolto la voce del Tuo sonno Il rincorrersi del fiato, il fremere delle palpebre», oppure «Avrei voluto conoscerti da bambina, seduto accanto a te nel banco di scuola, ti guarderei disegnare futuri a pastello e cancellare con la gomma quelli sbagliati», o ancora «Sono l’istante cruciale, l’istante tra il vederla e il salire su un altro taxi, tra il colpo e il fulmine, tra l’innamorarsene perdutamente e il mancarla per sempre, sono l’istante da cui dipende il tuo destino…) e ci sono le riflessioni e i tumulti del cuore che ne conseguono. Il tasso letterario è elevato, i modelli sono alti, rinvii e citazioni sono fili di una tela invisibile. Gioiello nel gioiello è la postfazione di Sandro Veronesi, uno degli scrittori a cui Sergio Claudio Perroni ha prestato la propria opera di editing, in particolare per Caos calmo, il romanzo con cui Veronesi ha vinto il premio Strega.
Recensione di Salvatore Lo Iacono
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