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Epitaffio per i vivi. La fuga - Christa Wolf - copertina
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Epitaffio per i vivi. La fuga
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Epitaffio per i vivi. La fuga - Christa Wolf - copertina

Descrizione



Il libro inedito di Christa Wolf: in modo appassionante e toccante, la scrittrice racconta di una famiglia in fuga e di una quindicenne che diventa adulta.

Per la quindicenne che è l’io-narrante di questo testo, la madre Charlotte è il centro della famiglia, una madre amata che vigila su tutto e parla senza peli sulla lingua. Ma anche Charlotte passa sotto silenzio ciò che è ormai palese: che le notizie dal fronte sono preoccupanti e i convogli di profughi provenienti da est attraversano la città a intervalli sempre più ravvicinati. Fino a quel mattino di gennaio del 1945, quando all’improvviso in corridoio stanno pronti sacchi di biancheria imbottiti di roba, del quadro del Führer resta solo una macchia bianca sul muro e la madre ripone nell’armadio la sua volpe argentata con un gesto definitivo che sua figlia non dimenticherà più. In modo appassionante, toccante e con amorosa ironia Christa Wolf racconta i profondi grovigli di una famiglia, una quindicenne che diventa adulta, il trauma della fuga. Scritto nel 1971, questo racconto inedito è il preludio del successivo, ampio Trama d’infanzia, capolavoro autobiografico che ha avuto fino a oggi un’eco mondiale.
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Dettagli

E/O
2015
29 aprile 2015
155 p., Brossura
9788866326106

Valutazioni e recensioni

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Marcello Gombos
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E' sempre un piacere ritornare a leggere una tra le più grandi scrittrici in lingua tedesca del '900 (+ inizio 2000). Questo racconto in particolare, scritto nei primi anni '70 subito prima del magistrale "Trama d' Infanzia" e ad esso collegato, affronta il tema della disfatta tedesca nella guerra '39-'45. Gli eventi sono visti nell' ottica dell' autrice: ragazzina tedesca quindicenne dell' estrema provincia orientale, cresciuta nell' ideologia nazionalsocialista, incredula del fallimento del venerato Fuhrer. Personaggio fondamentale del racconto è però la madre, con la sua ansia di ordine che tanto la aveva spinta ad appoggiare il regime, ma che decide di rimanere indietro e affrontare il rischio dell' arrivo delle truppe sovietiche, lasciando che i suoi figli affrontino la fuga senza di lei. Un racconto significativo dall' autrice di "Cassandra".

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Voce della critica

  Il 30 gennaio 1945 rappresenta la cesura più drammatica nella vita di Christa Wolf: quel giorno lei, sedicenne, insieme a tutto il gruppo familiare costituito da sedici persone, sale su un autocarro procurato da uno zio per lasciare definitivamente la città natale, Landsberg an der Warthe, attualmente in Polonia. L'Armata Rossa sta avanzando verso Berlino, distante poco più di cento chilometri, e dai territori orientali del Reich un fiume di profughi tedeschi si mette in cammino verso ovest. Dapprima gli abitanti di Landsberg si credono al sicuro e non pensano alla fuga, finché le notizie che trapelano dal fronte non lasciano spazio a dubbi. E allora bisogna scegliere ciò che si ritiene indispensabile: fare i bagagli e prender congedo da ogni cosa. A questo commiato sono dedicate alcune delle pagine più intense di Epitaffio per i vivi. La fuga. Si tratta di un testo inedito risalente all'inizio degli anni settanta, pubblicato ora dal lascito. È narrato in prima persona, ed è di intensa rievocazione autobiografica, anche se i nomi propri sono modificati. Quando tutto è pronto e la famiglia è già sull'autocarro ecco l'avvenimento inatteso e inspiegabile: la madre Charlotte, che ha messo sul veicolo la protagonista col fratello più piccolo, decide di restare, lasciando partire i figli con gli altri, senza di lei. La donna non rimarrà a lungo a Landsberg, partirà di lì a poco e in qualche modo raggiungerà i due figli e gli altri familiari. Non per questo quell'abbandono in un momento così cruciale e l'interrogativo che tale azione pone perde di drammaticità. Il testo si snoda lungo tale quesito, con frequenti interpolazioni di episodi dell'infanzia, ricordi che, proprio per capire meglio la madre e il rapporto con lei, vengono interpellati, anche tramite la minuziosa ricostruzione delle fotografi, andate perdute, ma vive nella memoria. Il lungo racconto presenta molteplici motivi di attrazione, e non solo per il vasto pubblico di Christa Wolf. Permette infatti di affacciarsi in quella che per ogni autore è la riserva aurea della propria scrittura, il vissuto dell'infanzia e dell'età della formazione. Le lettrici e i lettori di Christa Wolf avevano già avuto questo piacere con Trama d'infanzia (Kindheitsmuster, 1976), un romanzo che deve il suo grande successo anche a un altro filo conduttore che ne attraversa le pagine: l'interrogarsi sulla manipolazione delle coscienze e sulla adesione incondizionata al nazismo da parte dell'adolescente protagonista. Con Epitaffio per i vivi ci troviamo di fronte a un testo che si confronta con gli stessi avvenimenti narrati in Trama d'infanzia, e tuttavia non ne costituisce un semplice abbozzo preparatorio, come ci si potrebbe aspettare da un'opera scritta precedentemente, rimasta inedita e ritrovata nel lascito. Anche se nati da una stessa sorgente i due testi si muovono in direzioni diverse, Epitaffio per i vivi non è un affluente, né un ramo secondario, ha invece un suo percorso autonomo; per esempio, la dimensione più politica presente in Trama d'infanzia, riassunta nella famosa domanda, posta al gruppo di profughi di Landsberg, da colui che in quanto comunista era stato internato: "Dove avete vissuto voi finora?", qui rimane sullo sfondo. Il collettivo "voi" però è presente come insieme dei vivi per i quali viene scritto il discorso funebre (Nachruf) del titolo. A guardar bene, il titolo originale è una sorta di ossimoro: come l'epitaffio del titolo proposto in italiano, si scrive infatti per i morti, non per i vivi; il Nachruf però implica uno sguardo retrospettivo sulla vita del defunto, uno sguardo che può far emergere aspetti anche meno noti con l'intento di accomiatarsi pure da essi, di dare loro sepoltura tramite la parola, la narrazione: uno dei fili rossi, questo, di tutta l'opera di Christa Wolf. Ed è un discorso che la narratrice in prima persona rivolge anche a se stessa, in quanto fa parte del gruppo degli scampati, dei sopravvissuti che proprio per questo hanno il compito etico di continuare ad interrogare il passato, per salvarne la memoria.   Rita Svandrlik  

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Conosci l'autore

Christa Wolf

1929, Landsberg (Polonia)

Nata il 18 marzo del 1929 in Polonia è considerata una scrittrice tedesca e ha vissuto nella Germania Est, laureandosi a Lipsia e svolgendo attività di lettrice editoriale a Berlino (dove è morta) e a Halle. È una delle principali scrittrici contemporanee. Passata in pieno per due dittature su terra tedesca, ha incarnato per decenni il cuore della letteratura e dei sogni dell’ex-Rdt. Il suo impegno politico ufficiale si è accompagnato a un’insistente rivendicazione della propria autonomia di scrittrice; nel 1976 è stata espulsa dall’Unione degli scrittori tedeschi. Il racconto lungo, Il cielo diviso (Der geteilte Himmel, 1963), storia di un amore nella Germania divisa, divenne uno dei testi più letti e discussi nel suo paese....

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