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Brevi, fulminanti, tragicomici episodi di viaggi mancati, di goffi tentativi di andare all'avventura raccontati dalla voce di celebri viaggiatori, esploratori, grandi scrittori, ma anche di mogli al seguito di mariti diplomatici come la brillante lady Mary Wortley Montagu (costume assai frequente a partire da metà Settecento fino alla fine dell'Ottocento nelle classi agiate inglesi). Incidenti, animali selvatici, freddo intenso, caldo insopportabile. Indicazioni fallaci, perdita dell'orientamento, paura di ciò che non si conosce. Questi alcuni dei tanti temi sfiorati da questi bozzetti. Naturalmente i più belli, i più gustosi, sono quelli scritti per mano di Robert Louis Stevenson (il brano è tratto dal quel celeberrimo testo, che oggi chiameremmo reportage, che è In viaggio con l'asino, del 1879) e per mano di Marc Twain (l'altrettanto celebre immagine dei cittadini di Carson City in Nevada a caccia dei loro cappelli che il vento intenso si diverte a rubare dalle loro teste, episodio tratto, manco a dirlo, da Roughing it del 1872, dove Twain racconta, da par suo, la febbre dell'oro). Un scelta intelligente, cronologicamente rispettosa, molto divertente per un'antologia che prova a sfatare la spessa retorica che avvolge la letteratura di viaggio. Attraverso testimonianze rese con attenzione per la verità dei fatti, private di certa soverchiante fuffa da superuomini, o superdonne, alle prese con territori e genti ostili. Qui, in genere, gli abitanti dei luoghi toccati, sono gentili, ospitali e si fanno sempre in quattro per aiutare gli incerti viaggiatori, le impacciate alpiniste e i giovani rampolli, un po' ignoranti e del tutto sfaccendati. Camilla Valletti
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