L' ermeneutica di Emilio Betti

Quale la possibilità ermeneutica di comprendere l'oggetto (la cosalità) dell'interpretazione? Siamo obiettivi in questa relazione soggetto-oggetto? Le cose hanno un loro linguaggio? Ed esso è intranscendibile? Non è una operazione adeguativa, ma partecipativa. L'oggettività del linguaggio non è quello della scienza. Fin qui Gadamer e Betti sembrano concordare, però il secondo sottolinea le differenze che non permettono una reciproca e totale trasparenza dell'interpretandum. Per Betti (e Vico, col quale condivide la concezione della storia come libertà e Provvidenza) l'ermeneutica (che è metodologico-veritativa, piuttosto che ontologico-esistenziale Heidegger e Gadamer) si realizza come rapporto/circolarità tra oggettività reale e dimensione ideale, nella manifestatività della verità, cioè il verum (le forme rappresentative dell'oggetto storico).. Sono 4 i canoni bettiani: dell'immanenza dell'oggetto; della coerenza o della totalità; dell'attualità dell'intendere e della sua adeguazione (corrispondenza o consonanza ermeneutica). Quale lezioni traiamo da Betti? L' aspetto metodico fa parte integrante dell'ermeneutica veritativa; vanno distinti i diversi oggetti; la conoscenza storica e la sua verità (teologica-filosofica); la tradizione cattolica ha un peso; la ermeneutica ontologica è complementare; l'ermeneutica è un momento imprenscindibile dela metafisica. Interessante.