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Enorme masturbazione cerebrale della protagonista per trovare giustificazioni giustizialiste alla sua immorale pulsione a non rispettare il noto comandamento NON DESIDERARE L'UOMO ALTRUI. Quasi quasi io faccio il tifo per il fantasioso marito. Bello lo stile della Petri. Mi piace come postpone gli aggettivi.
Ma come escono i cavalli dagli appartamenti al terzo piano per andarsi a prendere una boccata d’aria nel parco? Naturale: scendendo le scale. Come tutti sanno infatti, ai cavalli gli ascensori stanno stretti. Tuttavia il fatto strano non è il problema che la protagonista del libro non sappia come far uscire di casa Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno che talvolta le appare in sogno. Il vero problema è il fatto che suo figlio il cavallo lo vede davvero. E gli parla. Il libro si sviluppa così, tra visioni, sogni e realtà divisi da un confine non sempre delineato alla perfezione; seguendo il tortuoso percorso verso l’affermazione rigida del senso di giusto da parte della protagonista. Fortemente condizionata dalla figura paterna, un padre a suo tempo capace di rompere ogni rapporto col fratello e con la madre per un torto subito, un padre senza compromessi, senza alcuna capacità di mediazione. E lei? Lei come potrà, mantenendo la “coerenza” manichea paterna, come potrà rapportarsi rispetto al marito scultore ed artista? Un marito estroso che le chiede sesso strano prima e poi, di fronte al rifiuto sdegnato di lei (preventivato da lui, del resto), forse la tradisce. E nemmeno con una donna, men che meno con un uomo (e qui il lettore dovrà leggersi il libro, per scoprire con cosa e con chi). Come reagire dunque all’ingiustizia? Ecco allora gli utili consigli dei fantasmi di Riccardo Cuor di Leone, di Alessandro Magno, di Lawrence d’Arabia. Il giudizio? Medio, per eccesso di “stranezze”, fermo restando che dopo giorni e giorni dalla lettura ancora restano aperti interrogativi coinvolgenti.
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