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Fabrizio De André. Amico fragile - Cesare G. Romana - copertina
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Fabrizio De André. Amico fragile - Cesare G. Romana - copertina
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Descrizione


"Amico fragile" è al contempo un affettuoso ritratto dell'uomo e un'impeccabile celebrazione dell'artista De André, scomparso l'11 gennaio 1999. Cesare Romana - decano dei giornalisti musicali italiani e amico personale dell'artista - ci lascia entrare in una conversazione intima, dove l'autore di "Via del campo" e "Bocca di rosa" si racconta ripercorrendo una carriera brillante e svela i retroscena delle sue canzoni fino a esaminare i capolavori della maturità come "Creuza de mä", che nel 1984 anticipò l'esplosione planetaria della world music rielaborando la tradizione musicale del Mediterraneo. Dall'infanzia trascorsa nella campagna astigiana fino alla Genova dei caruggi, dei marinai, delle "graziose", degli emarginati, degli esclusi; dalla formazione anarchica alla scoperta di Brassens, "Amico fragile" ricostruisce la vicenda artistica di Fabrizio De André e ce ne svela tutti i riferimenti culturali: la formazione borghese ma anche la scoperta di Bakunin, l'eredità dei trovatori ma anche le riletture dell'"Antologia di Spoon River" e dei vangeli apocrifi, fino alla riscoperta e alla reinvenzione della musica d'Oltreoceano (Dylan su tutti). Cesare Romana affronta con dovizia di particolari anche episodi "forti" nella vita del cantautore genovese - su tutti il drammatico rapimento di cui fu vittima nel 1978 insieme alla compagna Dori Ghezzi - regalandoci un ritratto irripetibile di quello che Fernanda Pivano ha definito "il più grande poeta italiano degli ultimi cinquant'anni".
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Dettagli

2011
Tascabile
26 gennaio 2011
254 p., Brossura
9788865830086

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arita
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ho trovato questo libro in alcuni passaggi molto inesatto sulla base di informazioni incrociate lette in altri testi. se si vuole saperne di più sulla biografia di Fabrizio De Andrè, bisogna cercare altrove.

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zombie49
Recensioni: 2/5

Cesare Romana racconta in questo volume aneddoti sulla vita di Fabrizio De André, raccolti durante visite e interviste nella tenuta dell'Agnata, che il cantautore genovese aveva acquistato in Sardegna. Ci sono i ricordi d'infanzia durante la guerra nella fattoria della nonna a Revignano d'Asti, dove la famiglia era sfollata, gli scarsi successi scolastici negli istituti della Genova bene imposti dal padre, l'amicizia con i ragazzi di strada, l'iniziazione al sesso con le prostitute, il debutto come musicista in un piccolo caffè. Era un anticonformista, Fabrizio, come molti ragazzi negli anni '70, ribelle alla disciplina e ai valori tradizionali delle famiglie borghesi, simpatizzante x il movimento anarchico, pacifista ma non impegnato nei partiti politici. Per questo esprimeva il nostro modo di sentire, ribelle e allo stesso tempo colto, lo spirito libertario del maggio francese, cinico, romantico e pessimista, e le sue canzoni erano la nostra bamdiera. Furono gli anni delle sue liriche più belle e indimenticate, da "La canzone di Marinella" a "Preghiera in gennaio", dedicata all'amico suicida Luigi Tenco, fino alla rivisitazione dell'"Antologia di Spoon River". Poi, dal '73 al '78, De André scrisse canzoni confuse e politicizzate, avvicinandosi in ritardo alla sinistra extraparlamentare, ma esibendosi nei locali dei VIP, criticato da tutte le fazioni. La politica male si accorda con l'arte. La svolta ci fu con il rapimento da parte di sequestratori sardi; dopo quattro mesi di prigionia in una grotta con la compagna Dori Ghezzi fu liberato e scrisse canzoni dialettali, in sardo, genovese e napoletano, che sembravano dettate più da motivi commerciali che artistici, ma che lo portarono a un riavvicinamento alle sue prime idee e a una riappacificazione col pubblico. Purtroppo il libro di Romana non racconta l'uomo De André, ma è piuttosto un arido elenco di dati e un'opera di critica in un linguaggio barocco e poco coinvolgente.

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