«... un capolavoro, al quale auguro un grande successo. "La famiglia Karnowski" è un grandioso romanzo che racconta la storia di tre generazioni ebraiche, dal 1860 al 1940. Gli eventi trascorrono: i personaggi crescono, maturano, si avvicinano alla morte; tutto è corposo e robusto, mentre dall'alto Israel Singer guarda le cose con uno sguardo sovrano e imperturbabile». (Pietro Citati)
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Tre generazioni di una famiglia ebraica emigrata in Germania e poi negli Stati Uniti, col tema del dramma dell'appartenenza a due culture. Ben scritto,
Sinceramente mi ero accostata a questo romanzo con grandi aspettative. Amo i romanzi storici e amo le sage famigliari, ma questo mi ha deluso di tutta la linea, i personaggi sono banali e sempre fedeli a se stessi, non ce n'è uno che abbia una maturazione, un evoluzione... O sono bravi o sono cattivi nessuna sfumatura. Scrittura talmente semplice che sfocia nella noia. Racconta la nascita e l'instaurarsi delle persecuzioni naziste senza indugiare in orrori, e questo è un punto a suo favore. Quasi tempo perso.
Ho apprezzato molto questa storia. All'inizio ho trovato un po' difficile la chiave di lettura della scrittura dell'autore, ma poi mi ha appassionato
Come preannuncia il titolo, il romanzo segue la famiglia Karnowski attraverso tre generazioni, dal nonno David al nipote Jegor, dalla seconda metà dell'800 agli anni '40. Narrazione che si avvale di pochi dialoghi, stile asciutto ma molto efficace che coinvolge abilmente senza stancare. Contrariamente a molti altri romanzi di genere, Singer non indugia negli orrori dei campi di sterminio ma affronta invece un aspetto diverso dell'olocausto e cioè la vita che il gran numero di ebrei, prevalentemente benestanti, tenta di ricostruirsi fuori del continente Europeo. Chi infatti riesce ad ottenere i visti necessari, prima dello scatenarsi delle persecuzioni, emigra in America ma si trova fatalmente ad affrontare una nuova realtà: l'aspetto interessante che viene sottolineato è che, contrariamente a quanto si possa ritenere, le vecchie generazioni fronteggiano le nuove difficoltà con la tipica resilienza del popolo ebreo. Dimenticando tutti gli agi goduti e le professioni elevate esercitate nell'altra vita si adattano a lavori umili e ricreano a poco a poco la loro comunità nel nuovo paese; chi soccombe miseramente è invece il rappresentante di una adolescenza umiliata e disillusa che non possiede la forza e le risorse per affrontare una realtà impietosa e che non riesce a trovare fiducia nè in se stesso nè nelle sue origini.