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Il fantasma esce di scena
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Il fantasma esce di scena - Philip Roth - copertina
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fantasma esce di scena

Descrizione


Nathan Zuckerman ritorna a New York, la città che ha lasciato undici anni prima. Durante quel lungo isolamento sui monti del New England, Zuckerman non è stato altro che uno scrittore, niente di cui occuparsi a parte il lavoro e la vecchiaia da sopportare. Vagando per le strade come un fantasma che torna da una lunga assenza, Nathan Zuckerman fa tre incontri che in breve tempo spazzano via la solitudine gelosamente custodita. Il primo è con una giovane coppia alla quale offre uno scambio case: i due lasceranno Manhattan per il suo rifugio di campagna, e lui ritornerà alla vita cittadina. Ma, dall'istante in cui li incontra, Zuckerman desidera anche un altro scambio: la sua solitudine per la sfida erotica rappresentata dalla giovane Jamie, il cui fascino lo riattrae verso tutto ciò che credeva dimenticato. Il secondo contatto lo stringe con una figura del suo passato, Amy Bellette, musa e compagna del primo eroe letterario di Zuckerman, E. I. Lonoff. Amy, un tempo irresistibile, è ormai una vecchia stremata dalla malattia. Infine il terzo incontro, quello con l'aspirante biografo di Lonoff, un giovane segugio letterario. Di colpo invischiato - come mai avrebbe voluto o previsto - nelle trame dell'amore e della perdita, del desiderio e dell'animosità, Zuckerman mette in scena un dramma interiore di vivide e intense possibilità.
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Dettagli

2010
Tascabile
9 marzo 2010
226 p., Brossura
9788806201739

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mary
Recensioni: 4/5

Nel romanzo, Roth tiene insieme questa materia incandescente con eccezionale maestria; i dialoghi veri tra i protagonisti si alternano a quelli letterari, creati dallo scrittore. Mentre i dettagli sulla malattia del secolo, il cancro, si susseguono con estrema spietatezza nelle pagine di Roth, insistendo sulla vecchiaia e sulla morte, temi leit motiv del libro, emerge la speranza che è legata alla pagina scritta, al libro come unica fonte di sopravvivenza per il vecchio scrittore. Ma ancora una volta New York, città amata e odiata, resta la protagonista involontaria della storia, a cui l’autore dedica queste poche intense righe: “Non esiste posto al mondo più mondano di New York, pieno com’è di tutta quella gente col cellulare che va al ristorante, ha relazioni amorose, va a caccia di impieghi, legge i giornali, si lascia consumare dalla passione politica, e io avevo pensato di fare marcia indietro dal luogo dove ero vissuto....”

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Emil
Recensioni: 4/5

Già il titolo presenta tratti inequivocabilmente eloquenti: come può un fantasma uscire di scena, se nessuno riesce a percepirne la presenza? Il "non vissuto" rappresenta la nostra rovina, inutile riprovare a rivivere esperienza che la mancata giovinezza non potrebbero più farci realmente apprezzare... Il tempo rovina tutto e quando è coadiuvato dal rimorso, è letale.

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Giuseppe Russo
Recensioni: 4/5

L'ultima epifania di Nathan Zuckermann ha le forme di un eptamerone e il tenue cromatismo di un'elegia del tramonto. I sette giorni che il principale alter ego di Roth decide di trascorrere in una ipernevrotica Manhattan sembrano infatti avere lo scopo di convincere lo stesso personaggio che ormai anche la sua ora è giunta. Chi tanti anni prima aveva incarnato l'autorità intellettuale quasi paterna non c'è più da molto tempo; chi potrebbe aiutarlo a ricordare come era la vita prima non può farlo perché la malattia lo impedisce; chi risveglia in lui il principio di piacere finisce per essere anche il suo boia, perché lo costringe involontariamente a prendere atto dell'insostenibilità del desiderio a causa del declino del corpo, a cui si sta aggiungendo quello della mente. Perfino i ristoranti e i negozi non sono più gli stessi, nella New York City che sta votando per il secondo mandato di George W. Bush. L'amplificazione romanzesca della condizione umana dovrebbe allora essere evitata, in un mondo ormai indifferente a queste cose, ripete Zuckermann a se stesso. E invece no, perché «per pochissime persone questa amplificazione costituisce la loro unica sicurezza, e il non vissuto, la supposizione impressa per esteso sulla carta, è la vita il cui significato arriva a contare di più» (cap. 2). E allora addio Nathan, il tuo non vissuto finisce qui.

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Conosci l'autore

Philip Roth

1933, Newark, New Jersey

Philip Roth (Newark 1933 - Manhattan 2018) è stato uno scrittore statunitense. Figlio di ebrei piccolo-borghesi rigorosamente osservanti, ha fatto oggetto della sua narrativa la condizione ebraica, proiettata nel contesto urbano dell’America dell’opulenza. I suoi personaggi appaiono vanamente tesi a liberarsi delle memorie etniche e familiari per immergersi nell’oblio dell’attualità americana: di qui la violenta carica comica, ironica o grottesca, che investe anche le loro angosce. Dopo un primo, felice romanzo breve, Addio, Columbus (1959), e i meno incisivi Lasciarsi andare (1962) e Quando Lucy era buona (1967), Roth ha ottenuto la celebrità con Lamento di Portnoy (1969).Dopo Il grande romanzo americano (1973, riedito in Italia da Einaudi nel...

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