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Anno edizione: 2020
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Franco Bifo Berardi torna, e col libro che, a suo stesso dire, è il più importante che abbia mai scritto.
Partendo dall’analisi dei cambiamenti occorsi alle nostre sensibilità estetiche ed emozionali, Bifo racconta di come il semio-capitalismo abbia catturato le risorse più intime del processo soggettivo: la nostra percezione del tempo, la nostra sensibilità, il modo in cui ci relazioniamo l’un l’altro, la nostra capacità di immaginare un futuro. La precarizzazione e la frattalizzazione del lavoro hanno provocato una mutazione profonda nella psicosfera che ha comportato la sempre maggiore incidenza di psicopatologie come il disturbo da stress post-traumatico, l’autismo, il panico, il deficit dell’attenzione. Tratteggiando una genealogia della globalizzazione capitalista, Bifo ci mostra come il flusso semiotico del capitale abbia ormai raggiunto una complessità tale da renderci impossibile processare la mole di informazioni che esso stesso produce, attraverso noi. È così che abbiamo finito per rispondere a una logica da sciame: è impossibile dire «no». Le relazioni sociali sono intrappolate in un pattern di interazioni codificate da macchine tecno-linguistiche, smartphone, schermi di ogni dimensione, e ognuno di questi device sensoriali ed emozionali sta distruggendo la sensibilità stessa del nostro organismo, sottoponendola allo stress della competizione e dell’accelerazione.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Resto critico sui testi di Bifo scritti a cavallo della presunta pandemia. Proprio per la sua incapacità di leggere l’elemento che come per ogni altro fenomeno di rilievo (guerra, disastri ambientali, virus) rende interpretabile (anche) politicamente la trasformazione sociale a cui stiamo assistendo. Nessuna osservazione critica sulla gestione scientifico –epidemiologica della epidemia, nessuna attenzione ai fenomeni di repressione nei confronti di medici e scienziati che danno una versione “altra” delle cure e delle forme di tutela. Anche Bifo accoglie le tesi dominanti sul virus. Non riconosce alcuna accelerazione nell’utilizzo mediatico della paura del contagio né sembra interessato al dilagare di una politica sanitaria che incontra contagiati e morti di virus in ogni circostanza. La consapevolezza dell’uso biolitico del virus per trasformare le forme del consenso e del governo degli uomini non lo attraggono. Fenomenologia della fine sembra per questo un libro sulla fine di una generazione politica, alla quale Bifo appartiene. Un libro che purtroppo non sembra cogliere, negli eventi di quasi un anno di ininterrotta campagna mediatica contro il virus, la sensazione che gli strumenti a disposizione del Potere (lo si intenda pure come si vuole) abbiano assunto contorni nuovi, inauditi. Quasi che l’interpretazione di Bifo si sia allontanata (definitivamente?) dall’idea di un potere che non resta comunque decisivo nello sfondo della vita di ciascuno di noi.
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