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La festa del ritorno
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La festa del ritorno - Carmine Abate - copertina
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festa del ritorno

Descrizione


"Sembra che tutto nasca da quel fuoco crepitante e dallo sciame di scintille sollevate dal vento notturno" scrive il critico Alfonso Berardinelli a proposito della Festa del ritorno. Ed è proprio così: in questo racconto di un padre e di un figlio Carmine Abate porta la temperatura della narrazione e quella della sua lingua a un punto di perfetta fusione, regalandoci un romanzo sospeso tra il realismo di vite scandagliate nella loro quotidiana fatica e l'incanto che nasce dallo sguardo di un bambino. Marco, il giovane protagonista di queste pagine, dà voce per noi alla meraviglia di crescere in una terra piena di profumi e sapori - la Calabria arbèreshe che è il nucleo immaginativo fondamentale della narrativa di Abate - e insieme racconta lo struggimento e la rabbia per la lontananza del padre emigrante. Saranno proprio le parole nate intorno al grande fuoco di Natale a suggellare un disvelamento del padre al figlio e del figlio al padre, in un passaggio del testimone tra generazioni che ha il passo epico di una grande favola iniziatica. La lingua che Abate intesse mescolando termini arbèreshe, dialetto, italiano crepita in ogni pagina e riverbera emozioni di grande potenza. A dieci anni dalla sua prima edizione nella "Piccola Biblioteca Oscar", con la quale vinse il premio selezione Campiello, ecco una nuova edizione di questo romanzo, che è una storia d'amore, un racconto di formazione e una testimonianza sulla nostra emigrazione.
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Dettagli

2014
21 ottobre 2014
173 p., Brossura
9788804644590

Valutazioni e recensioni

4,5/5
Recensioni: 5/5
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Carol
Recensioni: 4/5

Un romanzo a due voci, quella del padre e del figlio, che raccontano però la stessa storia: quella della mancanza, della nostalgia, della separazione, dell'amore per la famiglia e per la propria terra. Da una parte il padre, dilaniato dall'esigenza di dover emigrare in Francia per avere un lavoro ben pagato e il desiderio di rimanere nel suo paesino d'origine, che però non ha nulla da offrirgli, per restare vicino alla sua famiglia e occuparsene. Dall'altra il figlio, anche lui dilaniato dall'amore fortissimo verso questo padre quasi sempre assente e dalla rabbia che prova nei suoi confronti ogni volta che lo vede fare la valigia. Arriverà a comprendere finalmente la scelta del padre, dopo che un episodio drammatico renderà entrambi più consapevoli dei propri sentimenti. Sullo sfondo un paesaggio vivo, la natura, gli animali, i fenomeni atmosferici descritti nel dettaglio, e le tradizioni e la lingua della comunità arbaresh che caratterizzano le opere di questo scrittore. .

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Francesca S.
Recensioni: 3/5

Grazie a questo libro ho scoperto l’esistenza della comunità arbëresh nel sud Italia! È un romanzo molto piacevole in cui l’autore riesce a raccontare la difficoltà, il dolore e il disagio di un padre che deve lasciare la propria famiglia per lavorare. In poche pagine l’autore riesce ad affrontare il tema importante e sempre più attuale dell’emigrazione. Da leggere!

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faffa
Recensioni: 4/5

La bellezza del romanzo verte su questo lungo racconto del padre Tullio, davanti al fuoco di Natale sul sagrato della chiesa di Hora in attesa della nascita del Bambinello, al figlio Marco, ormai tredicenne e al quale spetta la sua prima birra. Per Marco, in occasione delle festività natalizie, il ritorno del padre è una festa: il padre è emigrante in"Froncia",lavora come operaio nei cantieri edili;la"Froncia",fino all'episodio fatale che segna il passaggio dall'infanzia all'età adulta di Marco, per Tullio è un richiamo del sangue.La"Froncia"per lui è il luogo dell'amore e il luogo dove affonda le sue radici Elisa. Elisa è figlia e sorella,è amata da tutti ed è difesa strenuamente da suo fratello Marco. Elisa studia all'università di Cosenza,è misteriosa quanto fragile, commette un errore di cuore perché, in fin dei conti, è alla ricerca di parte della sua esistenza che,infine,troverà. Le immagini del romanzo possono apparire semplici, ma nella loro"semplicità"sono vivide, capaci di trasmettere la forza dei sentimenti di tutti i personaggi ed in particolar modo quelli di Tullio, di Marco, di Elisa e della cagnolina Spertina cui niente sfugge neanche, da un inverno all'altro, l'arrivo in paese di Tullio. Inoltre,il fascino del romanzo deriva anche dalle usanze e dalla lingua della comunità arberesche che è parte integrante del Sud Italia: quel Sud Italia vittima, tra Ottocento e Novecento, dell'emigrazione, vittima della lontananza tra padri e figli, tra mogli e mariti, vittima delle dicerie popolari, vittima di chi, per rabbia ed impeto, si fa giustizia da sè, vittima dell'omertà, vittima di chi si nasconde per mascherare i suoi illeciti e le sue frodi economiche ed amorose; quel Sud Italia che, però, non abbandona le sue tradizioni, le sue origini e il forte legame di sangue che lega i componenti di una famiglia, nonostante la lontananza dovuta all'immigrazione.

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Conosci l'autore

Carmine Abate

1954, Carfizzi (KR)

Carmine Abate è di origine albanese ma è nato in un paese calabrese  Ora vive tra la Germania, il Trentino e la regione d'origine. Ha esordito come narratore nel 1991 con II ballo tondo, che è stato tradotto anche in Germania e in Albania. Ripubblicato nel 2000 da Fazi, ha vinto il premio Arge-Alp. Nel 1999 con La moto di Scanderbeg ha avuto un grande successo di critica e di pubblico, al quale sono seguiti altri romanzi, Tra due mari (Mondadori, 2002), La festa del ritorno, (Mondadori, 2004, finalista al Premio Campiello), II mosaico del tempo grande (Mondadori, 2005), Vivere per addizione e altri viaggi (Mondadori, 2008), Gli anni veloci (Mondadori, 2009), La collina del vento (Mondadori, 2012), Il bacio del pane (Mondadori, 2013), Il banchetto di...

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