Una vita. Un libro per tutti. O per nessuno

Avvincente narrazione di un uomo fortunato che ha potuto esprimere la sua personalità eccentrica portando avanti il suo lavoro di giornalista e scrittore, incontrando giornalisti, uomini politici, donne affascinanti, giocando, viaggiando, bevendo.... Scritto in modo veloce ed efficace, testimonianza di una memoria formidabile e di una spregiudicatezza invidiabile.

Massimo Fini in questo libro che è una sorta di autobiografia professionale e umana, dimostra come è ancora possibile oggi, nel tempo del politicamente corretto e del pensiero unico, essere anticonformisti, in un mondo come quello del giornalismo. Fini racconta la sua vita a partire dalle origini: un padre antifascista ma a cui fu concesso di scrivere sul Corriere della Sera e una madre proveniente da una famiglia ebraica-russa. Ha vissuto a Milano, capitale dell’editoria e della carta stampata, attraversando tutti i periodi storici che si sono succeduti: la contestazione del ’68, gli anni di piombo, il riflusso nella sfera privata, l’avvento al potere dei socialisti di Craxi, Tangentopoli, la fine della Prima Repubblica, la nascita della Lega, il berlusconismo, il populismo grillino. Da tutte queste vicende che hanno segnato la storia pubblica dell’Italia, ne emerge la figura di un giornalista che non si è mai piegato al Potere in qualunque forma esso si sia presentato, come invece accade quotidianamente. Questa effettiva indipendenza, la lontananza da ogni forma di compromesso hanno avuto delle ripercussioni sul mestiere di Fini: periodi di disoccupazione e l’ostracismo della RAI che gli impedì la messa in onda di un suo programma e lo costrinse alla rappresentazione teatrale di Cyrano. Ha conosciuto i maestri del giornalismo italiano: Montanelli, Bocca, Biagi, Scalfari, Buzzati, ecc. entrando, a volte, in conflitto con loro. Il libro narra anche le avventure sentimentali, gli amori veri e le storie di una sola notte, le amicizie, ma anche i periodi di depressione e di dipendenza dall’alcol e il glaucoma che gli impedisce di continuare l’attività. Ne emerge la figura, come lo stesso Autore ammette, di un uomo solo, sia per indole, sia per le circostanze della vita che ha affrontato; Fini si riconosce per certi versi in Nietzsche al quale ha dedicato un volume biografico, perché quello che è sempre andato in cerca nel suo lavoro sono gli uomini e le loro storie.

Difficilmente leggo autobiografie. La possibilità che siano dei polpettoni noiosi e tronfi dell'autore è sempre dietro l'angolo. Massimo Fini mi ha sempre incuriosito come polemista, e questo ha fatto in modo che mi avvicinassi a questo suo lavoro. Il voto è alto perchè il giornalista milanese, descrivendo di sè, racconta di una città e della sua trasformazione antropologica. Del calcio italiano dagli anni '50 ad oggi. Di vari aneddoti che ben delineano quello che sono stati i socialisti in Italia negli anni 80, e il loro declino agli inizi degli anni '90. Retroscena su colleghi, attori (da brividi le pagine dedicate a Walter Chiari... di una bellezza poetica). E poi alla fine, Fini si prende sempre poco sul serio... cosa che solo i veri uomini sanno fare.