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Flamenca è il titolo moderno di un romanzo medievale in lingua d'oc uno dei pochissimi prodotti da quella letteratura, dominata dal genere della poesia lirica composto probabilmente un po' dopo il 1250, quando la grande stagione dei trovatori (ai quali Flamenca deve molto) stava volgendo al termine. Si tratta di un romanzo dalla spiccata e talora sconcertante modernità (e che può ben incontrare il gusto del lettore di oggi), pur traendo argomento e motivazioni culturali dalla civiltà aristocratica stabilita nel Sud della Francia più di un secolo prima della sua stesura. Il soggetto è squisitamente cortese: Flamenca, giovane e bella sposa di Archimbaut, è da questi segregata per gelosia; Guillem, cavaliere innamorato di Flamenca, riesce, con stratagemmi e audacia, a conquistare il suo amore; la scomparsa della gelosia del marito provoca l'allontanamento di Guillem, ritornato per volontà di Flamenca alle avventure cavalleresche, dalle quali rientrerà per un torneo, dove insieme ad Archimbaut si batterà con successo. La gelosia e l'amore fuori dal matrimonio sono, com'è noto, tratti caratterizzanti, in negativo il primo e in positivo il secondo, dell'«amor cortese» come lo hanno inteso le regioni del Sud. Da questo punto di vista, Flamenca è certo una commedia di costume, che mette in scena la vita amabile e scintillante di quelle corti, piena di leggerezza e, diremmo oggi, di glamour. Come osserva però il curatore, Flamenca è anche un romanzo di sottile e raffinata psicologia, di emozioni e di desideri, di parole e di sguardi, che declinano la passione e i sentimenti in un'ampia gamma di manifestazioni e che "salvano" la rigidezza medievale di taluni momenti e personaggi (come il geloso Archimbaut, improvvisamente redento dal suo vizio), sullo sfondo di un'ambientazione di gaia e sorridente mondanità, dove la fede e le virtù cristiane sono felicemente assenti.
Walter Meliga
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