Il confine

Mhairi ha 14 anni, è nata in Scozia, ma da un po' di tempo vive in Sudan. Lei e i suoi genitori, tuttavia, sono costretti ben presto a fuggire, perché Khartum non si dimostra un luogo sicuro per loro. Durante il viaggio di ritorno verso la propria patria, il padre e la madre di Mhairi vengono uccisi e la ragazzina si trova a dover proseguire da sola. Non è affatto facile, perché non ha soldi con sé. Come se non bastasse, quando riesce a raggiungere l'Inghilterra, le vengono rubati i documenti, quindi da quel momento in poi è ancora più difficile superare i confini. L'ostinazione non le manca e, appena può, si rimette in marcia verso l'isola di Arran, dove la aspetta sua nonna, sfuggendo ai controlli. Inaspettatamente, però, la sua strada incrocia quella di un bambino di appena 6 anni. È solo, non parla e, come lei, dev'essere fuggito dal suo Paese. Mhairi deve prendere una decisione molto importante: lasciarlo lì dov'è o portarlo con sé. Nel primo caso, significherebbe condannarlo a morte certa; nel secondo caso, le procurerebbe dei seri problemi, perché una volta a casa verrebbe accusata di favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Decide di rischiare tutto e insieme intraprendono un lungo viaggio fatto di insidie, ostacoli da superare e lotta alla sopravvivenza. Un romanzo decisamente attuale, che apre gli occhi su un argomento di estrema importanza. La scrittura introspettiva aiuta a immedesimarsi nei personaggi, spinge a sperare in un lieto fine che risulta sempre più difficile da raggiungere. Comunque andrà a finire, però, il lettore ha una certezza assoluta: il forte legame che si instaura fin da subito tra Mhairi e il suo "fratellino adottivo" resterà vivo in eterno.