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Forme della reciprocità. Comunità, istituzioni, ethos - copertina
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Forme della reciprocità. Comunità, istituzioni, ethos - copertina

Descrizione


La reciprocità può essere considerata una forma originaria della relazione interpersonale, che si esprime come legame comunitario, mediazione istituzionale, ethos condiviso. Questo volume ne analizza, da un punto di vista filosofico, le radici antropologiche e le principali espressioni etico-politiche attraverso un duplice percorso: nella pars destruens, si discute una sorta di schizofrenia, tra autenticità dei rapporti "corti", governati dalla logica affettiva della gratificazione, e inautenticità dei rapporti "lunghi", abbandonati alla logica economica dello scambio; nella pars construens, la possibilità di accreditare un'antropologia relazionale aperta rimanda ad un primato del 'noi'.
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Dettagli

2004
20 gennaio 2005
351 p., Brossura
9788815102386

Voce della critica

Forme della reciprocità è un libro che si presta all'interesse di molteplici sguardi: è l'esito di una ricerca, coordinata da Luigi Alici, di matrice etico-filosofica, che del linguaggio della filosofia in diverse varianti – dall'ermeneutica alla filosofia politica – fa il principale suo strumento. È, d'altra parte, una ricerca fortemente connotata per orizzonte d'origine, se così si può dire, finanziata dall'istituto Veritatis Splendor che si propone, da statuto, di orientare i propri sforzi all'elaborazione di una cultura cattolica. Questi due linguaggi, accademico e "militante" – esplicito il primo, implicito il secondo – si intrecciano a diversi livelli nei nove saggi che compongono il libro, fino a coprirsi talvolta l'un l'altro, denunciando qua e là l'urgenza di un maggiore "ascetismo dell'argomentazione" (Paul Ricoeur). Ma non si può limitare al dibattito filosofico o a quello interno al mondo cattolico l'interesse del libro, che si innesta in un nodo cruciale e di forte attualità del pensiero e delle pratiche di vita d'oggi. Impossibile dare conto di tutti i lavori, peraltro disuguali, che compongono il volume, e che coprono il campo ampio delle relazioni, da quelle "corte" (amicali, coniugali) a quelle istituzionali. Utile può essere tuttavia cercare alcuni luoghi di raccordo, linee di sviluppo, numi tutelari e "antenati" comuni. Colui verso il quale la gran parte dei saggi ha contratto maggior debito è sicuramente il citato Paul Ricoeur, oggetto della ricerca di Simona Ricotta. È nel suo tentativo di definire un'ontologia del sé attenta a non cader vittima delle aporie della filosofia del soggetto e al tempo stesso a riscattare l'identità dall'infinita dispersione del postmoderno, oltre che nella sua definizione dell'etica ("tendere alla 'vita buona', con l'altro e per l'altro, all'interno di istituzioni giuste") che dobbiamo cercare il punto d'innesto del discorso qui condotto. Riconoscere che il momento intersoggettivo è originario rispetto alla formazione del sé vuol dire poi per Alici rendere conto della "relazione" non solo in termini di dialogo io-tu, ma considerando già da subito l'inclusione del "terzo". Il "noi" come origine contempla il dispiegarsi dell'alterità secondo una pluralità di sensi: orizzontale (l'altro), verticale (l'Altro) e – qui il passaggio dall'etico al politico – verso il medio che permette la relazione, il concetto di "bene comune", che sollecita – in tempi di multiculturalismo – la difficile ricerca di un ethos condiviso. Alla continua rinegoziazione di questo concetto – e contro la sua cancellazione a esclusivo favore del principio cardine del liberalismo proceduralista, il "giusto" – sono dedicati alcuni saggi, che discutono dei rapporti tra etica e giustizia, e tra etica e democrazia, liberalismo, individualismo. Sullo sfondo: il pensiero di Charles Taylor e il tentativo di superare l'opposizione tra communitarians e individualisti.

Antonio Castore

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