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La formula matematica della felicità - Paolo Gallina - copertina
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La formula matematica della felicità
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La formula matematica della felicità - Paolo Gallina - copertina
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Descrizione


La formula della felicità esiste. Ed è un'equazione. La felicità, spiega il professor Paolo Gallina, è "la variazione rispetto al tempo dello stato di una persona". In altre parole, la felicità è il passaggio da una condizione peggiore a una migliore, ed è tanto più intensa quanto più in fretta avviene questo cambiamento. La felicità non è la bella casa o il televisore a 350 pollici in sé, ma il momento in cui li hai avuti, in cui te li sei goduti la prima volta. Come ogni formula matematica il concetto è cristallino ed elegante, le sue conseguenze implacabili. La prima è che "la felicità non dura. E se si vuole farla durare le cose non sono così semplici". L'altra è che "è molto difficile incrementare il proprio stato con costanza. Nella maggior parte dei casi, dato che gli stati non possono essere incrementati all'infinito, a un picco di felicità segue una fase di stasi, di aspettativa, di non-felicità sostanziale". Oppure, parlando di shopping e consumismo, tocca rilevare che "se qualcuno sceglie di essere felice entrando e uscendo da centri commerciali, concessionarie e boutique, con pacchi e pacchi di roba, necessita di molta disciplina per rimanere immerso a un livello di felicità accettabile". Il ragionamento è rigoroso, fra gradienti, costanti, derivate, teoremi... Ma niente paura, il professor Gallina sa fare esempi inconsueti e illuminanti, alleggerire la lettura con spassose narrazioni, riportare sempre i suoi discorsi al grado zero della nostra esperienza quotidiana.
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Dettagli

2011
28 giugno 2011
154 p., Brossura
9788804611127

La recensione di IBS

“Chi discute di felicità, per risultare credibile dovrebbe per lo meno sforzarsi di essere divertente”

La citazione che precede l’introduzione è il primo elemento ad incuriosire. Un saggio matematico che ha come priorità essere fedele a un assunto – imprescindibile, siamo d’accordo, nel caso di un saggio sulla felicità - parlare di felicità divertendo il lettore.
Stupisce e incuriosisce insieme, poi, il fatto che l’innesco alla stesura di questo testo sia di fatto rappresentato da un evento che è, senza alcun dubbio, agli esatti antipodi della felicità: la fine di un matrimonio. Immaginando una scala in cui la felicità è lo stato che occupa la posizione più alta, questa vicenda occuperebbe, senza dubbi, la posizione 1 (0 se ci fosse!).
Mirko Galimberti, io narrante, decide di partire proprio dalla rottura con sua moglie Vania per “raccontarci” la formula matematica della felicità. E per evitare che il lettore desista dopo aver letto poche pagine, decide di seguire tre metodi: delimitare con simboli - che il lettore può velocemente avvistare - le zone troppo noiose o troppo matematiche, perché infarcite di derivate, integrali e funzioni; confidare nella gentilezza del lettore, chiedendogli di concedere almeno due pagine - magari anche quattro - prima di condannare del tutto un’opera e, in ultimo, utilizzare definizioni più quotidiane e un tono più leggero che aulico.
E subito, data le ovvie difficoltà del caso – quasi impresa impossibile accostare matematica e leggerezza - nella sua introduzione spiega i motivi dell’insolita scelta, i mezzi decisamente inconsueti - le quotidiane vicende di zio Gian, gli aneddoti spiritosi del collega Gino, detto “il caccola” -, e le intenzioni del trattato - rendere più immediata interpretazione e comprensione dei passaggi, più colloquiale e ironico tono -. Ma è possibile riuscire a dare davvero una definizione convincente della felicità? Forse sì. Passando attraverso la classificazione della forze sfelicitanti(cicliche, di sfiga etc.), i racconti spiritosi e gli esempi curiosi, la trattazione arriva a chiarire ed esprimere la formula che traduce in termini matematici la sensazione di appagamento data da questa condizione: la felicità è il risultato della variazione rispetto al tempo dello stato di una persona. Semplice. E, magari sarà capace di iniziare anche gli inesperti alla materia a capire come un matematico possa, con spiritose e spassose narrazioni, servirsi della matematica anche per scrivere di “non matematica”, di qualsiasi cosa, perfino della felicità.

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