I fratelli Tanner

«Me ne infischio di godere del privilegio connesso al pagamento di un regolare stipendio mensile. In questo modo io degenero, rincretinisco, divento vigliacco, mi fossilizzo.» Dire che Simon (uno dei fratelli Tanner) è strano, è dire poco: forse un po' Oblomov e per certi versi *Bartleby; e pure Klara non scherza. A dirla tutta, nemmeno Kaspar, Emil e Sebastian sono centratissimi. Magari ci metti metà libro per riuscire a incasellarli in qualche modo; ma è proprio qui l'errore: tentare a tutti i costi di interpretarli. Disse un saggio - Noi non guardiamo l'arte quando la interpretiamo. Non è così che si guarda l'arte -, e già in questa sua opera prima, la scrittura intima e introspettiva di Walser, assieme ai suoi personaggi, esprime una delicata e fluida arte narrativa; un Bernhard dagli spigoli arrotondati, bucolico e peripatetico. «Ero un ragazzino a cui piaceva appoggiare la schiena alle stufe calde». P.S. È incredibile come, in anticipo di cinquant'anni, avesse 'visto' parte del suo futuro e la sua stessa morte (raccontata nel commovente 'Passeggiate con Robert Walser' di Carl Seeling, che consiglio). «Con quale nobiltà ha scelto la sua tomba. È sotto magnifici abeti verdi, coperti di neve, che egli giace. [...] Un riposo splendido, questo giacere e irrigidirsi sotto i rami degli abeti, nella neve. [...] La tua morte sotto il cielo aperto è bella, per molto tempo non potrò dimenticarla».

è vero, ci sono dei passaggi di pura poesia che valgono davvero tanto, ma purtroppo l'ho trovato prolisso e a tratti inconcludente. Non mi è piaciuto nel complesso e a tratti ho davvero faticato ad andare avanti,

Questo romanzo è del 1907, il primo pubblicato da Walser. I fratelli Tanner sono: il ventunenne Simon, il più giovane, Klaus, il maggiore, Kaspar, il pittore, Emil ricoverato in un manicomio ed infine la sorella Hedwig, "una solitaria maestra sepolta in un paesino dai tetti di paglia". Simon è l'io narrante, ed occupa tutta la scena. Simon è un ragazzo, senza un lavoro fisso, un perdigiorno, un vagabondo, che si sposta da un luogo all'altro, che fa lunghe camminate in campagna, che ama profondamente la natura, la cui descrizione da parte dell'autore è bellissima, che non riesce ad avere un lavoro fisso: "Non mi piacciono i lavori che trovo, preferisco non possedere nulla, così la mia anima, almeno, mi appartiene ancora. Non posso adagiarmi in un tipo di professione come su un materasso molle. No, non ci riuscirò mai, dovessi campare mille anni". Una forza della natura, anche se ha momenti di tristezza e di malinconia. Può definirsi un flaneur un Eterno fanciullo. Il suo polo opposto è Klaus, il Senex, il fratello che assume la pesantezza dell'esistenza, che si preoccupa dell'avvenire di Simon, che abbia una stabilità nella vita. Un bel romanzo e un indimenticabile Simon.