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2014
1 gennaio 2014
400 p., Brossura
9788847052673

Voce della critica

    Alla sterminata bibliografia su Galileo Galilei si aggiunge ora questo pregevole volume di Pietro Greco, giornalista scientifico dei più preparati ed efficaci. Scritto con nitore e partecipazione, il libro ci restituisce non soltanto l'immagine, peraltro abbastanza nota, di Galileo scienziato, con la sua alterna vicenda di trionfi esaltanti e di amare sconfitte, ma anche, come specifica il titolo, il profilo meno noto di un Galileo artista e letterato. Una figura dunque che incarna, ante litteram, quel ponte tra le due culture auspicato da Charles P. Snow tre secoli dopo, quando il divario tra scienza e humanities apparirà se non incolmabile certo preoccupante. Ultimo uomo del Rinascimento, si potrebbe definire Galileo, grazie al suo interesse per la fisica, la matematica, la musica, la critica letteraria, la critica d'arte, il disegno. E raffinato scrittore, tanto che Leopardi lo annovera tra i grandi della nostra letteratura e Italo Calvino lo definisce senza esitazione il più eminente scrittore italiano d'ogni tempo (per quanto una definizione così perentoria sia forse difficile da sostenere). Il libro di Pietro Greco è una miniera di notizie: qui mi limiterò a estrarre qualche elemento significativo, soprattutto con riferimento, appunto, a Galileo artista. La combinazione di pratica sperimentale (le "sensate esperienze") e di teoria (le "certe dimostrazioni") che ha fatto di Galileo uno straordinario innovatore in fisica e in astronomia (colui che, come dice Foscolo, "vide / sotto l'etereo padiglion rotarsi / più mondi, e il Sole irradiarli immoto, / onde all'Anglo che tanta ala vi stese / sgombrò primo le vie del firmamento..."), anzi il fondatore della scienza nuova, apprese quell'unione di teoria e pratica dal padre Vincenzio, valentissimo sonatore di liuto e ardito riformatore musicale. Vincenzio non si accontentò di seguire le teoria musicali canoniche, facenti capo a Pitagora e perpetuate con poche variazioni nei secoli, ma volle verificarle in laboratorio, con corde di varia grossezza e lunghezza e diversi materiali, per verificare e confutare. Il figlio apprese così non soltanto la musica, ma un metodo rigoroso di costruzione di ipotesi e di accurato riscontro; apprese a non seguire ciecamente l'autorità ma a cercare la verità con metodo e diligenza e coraggio. Altre caratteristiche che Galileo ereditò dal padre furono la vis polemica, che ne contraddistinse quasi tutti gli scritti, e l'ironia, che spesso sfociava nel sarcasmo. La precisione che adottava nei suoi studi di fisica Galileo la trasferì anche in due affollatissime Lezioni circa la figura, sito e grandezza dell'Inferno di Dante tenute a Firenze nel 1587. Dimostrando una conoscenza puntuale della Commedia e applicando il metodo delle proporzioni per stabilire la lunghezza del braccio di Lucifero e poi la sua intera altezza, il ventitreenne matematico giunge a determinare che l'inferno si estende per 500 miglia dal centro della terra. Non solo Dante rientra negli interessi enciclopedici del nostro, ma anche Ariosto e Tasso, su cui la Firenze letteraria del tempo disputava per stabilire quale fosse il più grande e quale il più moderno. Galileo si schiera con decisione a favore dell'Ariosto, di cui ammira la maggior leggiadria e immaginazione, mentre per Tasso nutre un'avversione espressa in termini netti e sprezzanti. E non sono, le sue, considerazioni superficiali, bensì nutrite di argomentazioni forti e ben sostenute, che contribuiscono anche a formare il suo stile, tanto ammirato. La vocazione sperimentale e pratica dello scienziato pisano si manifesta intera a proposito del cannocchiale, da lui migliorato fino a trasformarlo da poco più di un giocattolo in uno strumento d'osservazione raffinato e preciso. Anzi, in uno strumento "filosofico", perché quando il 12 marzo 1610 pubblica il Sidereus Nuncius riportandovi le scoperte astronomiche da lui fatte, avviene un vero e proprio sconvolgimento non solo scientifico ma anche metafisico: la struttura del cielo è ben diversa da quella tramandata nei secoli, la luna è butterata, intorno a Giove ruotano alcuni pianetini. Insomma tutti i conti sono da rifare: è il principio della rivoluzione scientifica, teologica e sociale che porterà Galileo ad affrontare due processi e che vedrà la sua sconfitta finale da parte della chiesa cattolica. Sconfitta che è non solo sua ma della scienza italiana, in breve superata da quella dei paesi protestanti. Ma il Nuncius è importante anche sotto altri aspetti: scritto in latino e inviato subito agli scienziati di tutta Europa, dimostra tutta l'abilità di comunicatore di Galileo, ottimo ambasciatore di sé stesso. Inoltre quel breve trattato è corredato di disegni tracciati con grandissima precisione dall'autore: dunque Galileo è esperto anche in disegno (in gioventù aveva frequentato pittori insigni e aveva fatto esperienze artistiche). Infine, lo stile agile, incisivo e asciutto del libro inaugura un genere letterario che in seguito diverrà importantissimo, il rendiconto scientifico. Anche sotto questo profilo Galileo è un pioniere, e questo libro gli rende il merito dovuto.    

Giuseppe O. Longo

     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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