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I gatti di Copenhagen - James Joyce - copertina
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Descrizione


La fiaba "I gatti di Copenhagen" fu scritta da James Joyce nel 1936, ma solo recentemente è stata scoperta e pubblicata per la prima volta, a Dublino. La storia era contenuta in una lettera, datata 5 settembre 1936 e indirizzata al nipote del romanziere irlandese, Stephen James Joyce, all'epoca un bimbo di quattro anni che viveva in Francia. L'ispirazione arrivò all'autore di "Gente di Dublino" dopo una vacanza nella capitale della Danimarca compiuta in quel periodo. James Joyce aveva all'attivo anche un altro racconto per bambini, "The Cat and the Devil", di cui questo può definirsi un gemello. "È una piccola gemma, che riflette l'umorismo, sorprendendo per la sua squisitezza narrativa", ha commentato l'editore irlandese Ithys Press, che lo ha reso pubblico. Il racconto è ambientato in una Copenhagen dove nulla è come sembra e dietro il racconto di gatti surreali si possono leggere anche forti elementi di "anti-autoritarismo se non addirittura di anarchia". Presentazione di Anastasia Herbert. Età di lettura: da 7 anni.
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Dettagli

2012
24 ottobre 2012
48 p., ill. , Rilegato
9788809777675

Valutazioni e recensioni

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Lauramas
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Piccolo gioiello

Riuscire a far leggere un testo di Joyce a un bimbo di 8 anni, seppur breve, è già una cosa meravigliosa, insieme abbiamo commentato le illustrazioni che accompagnano ogni pagina e ne abbiamo colto l’ironia. Adatto ovviamente anche ai grandi che amano l’autore è che possono leggervi una satira più sottile celata nel testo.

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Daniela
Recensioni: 4/5

Una piccola critica al mondo passato, che crea domande tuttora nei grandi e nei più piccoli: un bel libro, che cresce con il bambino. E tu che ne pensi?

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Laura
Recensioni: 5/5

The Cats of Copenhagen mitiga una forte critica a leggi e convenzioni sterili: a Copenhagen non ci sono gatti (il riferimento è ai gatti troiani riempiti con dolci che Joyce non ha avuto la possibilità di comprare come regalo al nipotino Stephen) ma solo pesce, biciclette e poliziotti stanchi. Il rimando è a Villers s/mer e Copenhagen al fine di mostrare l’aspro sfavore nei confronti di tutte le istituzioni, la legge e il sistema in generale. La dislocazione topologica conduce effettivamente a una profonda riflessione sul desiderio di Joyce di rinnovare il dissenso verso la sua patria, criticando altre realtà. Poliziotti pigri vivono in un mondo fantastico: «all the Danish policemen pass the day at home in bed» e quando sono svegli «smoke big Danish cigars and drink buttermilk all day long». A Copenhagen ci sono «lots & lots of fish and bicycles» e ragazzi, vestiti in rosso, incaricati di distribuire la posta: le lettere sono piene di reclami e «all for the policemen from old Ladies who want to cross the road and boys who are writing home for more sweets and girls who want to know something about the moon». Ogni vignetta presenta buffe facce feline che si prestano perfettamente allo scopo di creare un racconto umoristico per bambini, interpretabile come uno schermo trasparente che dipinge il rovesciamento di un mondo carente di logica e coerenza; viene svelata l’allegoria di una realtà potenzialmente distruttiva in cui nessuno sembra interessato al bene comune. I gatti sono autentica incarnazione e riflesso di un mondo sia peggiore sia migliore altrove e quindi perfetti facenti funzione in una società caotica e priva di ordine: un’atmosfera surreale in cui tutto è magico e possibile. Testo tradotto in italiano per bimbi capaci di sognare...

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Conosci l'autore

James Joyce

1882, Dublino

James era il primogenito di una numerosa famiglia della buona società irlandese, di forte tradizione cattolica e nazionalista che lo iscrisse nei migliori collegi cattolici della città. Poi le condizioni della famiglia andarono peggiorando, fino ad arrivare a uno stato di assoluta povertà dopo la morte della madre (1903). L’educazione gesuitica influenzò la sua formazione, tanto da provocare in lui una temporanea vocazione sacerdotale, presto abbandonata. Dopo la pubblicazione dei primi lavori letterari, ancora all’università, conobbe Yeats ed ebbe uno scambio epistolare con Ibsen. Dopo la laurea, spinto dal vago proposito di studiare medicina alla Sorbona, trascorse un breve periodo a Parigi, dove approfondì anche le sue nozioni di scienze...

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