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Dopo un buon inizio, anche sul piano stilistico, la trama si ramifica in tanti paragrafi per almeno due centinaia di pagine finendo più per annoiare che per coinvolgere il lettore. Le ultime cinquanta pagine sono le più intense, ma ho avuto la sensazione di qualcosa di già visto (al cinema) e di già scritto, e forse non a caso mi sono venuti in mente Il silenzio degli innocenti e Il collezionista. Senonché Harris e Fowles hanno elevato i loro thriller perturbanti ai piani alti della letteratura, mentre in questo romanzo si scade un po' nel trash e non bastano l'ambirentazione e il commovente personaggio di Lelle per farne un ottimo giallo. Buona e scorrevole la narrazione.
Personaggi sopra le righe, qualche scena ripetitiva, trama che ho trovato involuta un po' come il protagonista Lelle che gira intorno alla suggestiva Via dell'argento per ritrovarsi sempre al punto di partenza: questo romanzo cupo e ossessivo non mi ha propriamente estasiata, forse perché avevo aspettative altissime. Rimangono comunque un buon finale, tanta introspezione (caratteristica tipica degli scrittori nordici che personalmente amo molto) e l'ambientazione assolutamente magnifica.
Ho letto qualche recensione negativa ma devo dire che ho amato questo libro, la storia potrebbe essere vera, toccante e triste, mi ha emozionato tutta la vicenda, la seconda parte ha decisamente molti colpi di scena, lo consiglio vivamente
Senza nè infamia nè lode. Un libro che permette di passare alcune ore piacevolmente, ma di cui mi dimenticherò la trama tra un paio di mesi. Avevo capito chi fosse il "cattivo" prima che venisse svelato.