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Anno edizione: 2023
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Opera che, a prima lettura, appare ingenua ed erronea in quanto postula la formalizzazione razionale e cioè con modelli matematici di una teoria cognitiva, la teoria dei giochi, per la quale l'analisi razionale ha svelato sia con euristica popperiana che con modelli gnoselogici del razionalismo classico la non configurabilità come teoria scientifica. Una teoria è scientifica se è razionale, se cioè si fonda su leggi naturali o su leggi logiche: la matematica è scientifica perchè si fonda su leggi logiche, la biologia è scientifica perchè si fonda su leggi naturali. La teoria dei giochi non lo è perchè si fonda solo su aspettative razionali di rango solo stocastico ed in questo senso ha lo stesso coefficiente epistemologico della matematica probabilistica, della quale gli epistemologi anche matematici escludono rango scientifico sia formulare che intuitivo. E allora che cosa rende piacevole la lettura di questa operetta? Anzitutto la teoria informale della intelligenza che l'autore enuncia a pagina 47 e che lo avvicina più a Krishnamurti che alla scuola cognitiva occidentale, se si eccettua Goleman e gli altri autori che hanno recuperato la "dimensione del cuore" nella configurazione di una idea completa e operativa di intelligenza. Si vuol dire cioè che l'autore piace più nel suo teorizzare l'intelligenza come un "ritorno a casa" di carattere metanoico e non gnoseologico di quanto piaccia nella pur geniale indicazione del teorema di Zermelo sul carattere assiomatico e predicativo del gioco "hedge play" per eccellenza e cioè gli scacchi, la cui struttura ontologica chiusa formale e invariabilmente decidibile per la commensurabilità delle sue variabili costituisce il paradigma della simulazione computazionale per agenti che, nella teoria di Aumann, più che in quella dei teorici della simulazione iconica anche giudiziaria oltre che macroenomica, ha un suo assioma hilbertiano di fondazione idoneo a costituire il modello (medialab) di ogni simulazione sociale reale.
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