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Glifo - Percival Everett - copertina
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Descrizione


L'odissea di un indimenticabile bimbo prodigio nel romanzo che ha rivelato Percival Everett al pubblico italiano.

«Postmoderno, colto, ricco di humour.» - Giancarlo De Cataldo

Il libro narra la storia di un piccolo bimbo prodigio con il quoziente intellettivo pari a 475, che non parla per scelta, trascorre il tempo nella culla a leggere complessi trattati filosofici e a divorare libri di narrativa che gli passa furtivamente la mamma. Ralph, ovviamente, adora la sua mamma, mentre ha un pessimo rapporto con il padre, "un poststrutturalista fallito", permaloso e piuttosto in carne. Una volta trapelata la notizia delle sue doti portentose, sono in molti a voler trarne vantaggio in un susseguirsi di colpi di scena e di rapimenti. Un'odissea in cui il bimbo non farà altro che prendersi gioco dei suoi carcerieri, riflettendo su teorie filosofiche e linguistiche, fino a una sorprendente conclusione a cui solo un bambino può arrivare: il primato dell'amore sull'intelletto.
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Dettagli

2007
224 p., Brossura
9788888389707

Valutazioni e recensioni

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simo_b
Recensioni: 4/5

Divertente e irriverente, satirico ai massimi livelli, intelligentemente critico de certe derive decostruzioniste ma al contempo sinceramente affascinato dalla (e capace di trasmettere il fascino della) natura del linguaggio, il suo utilizzo e i suoi poteri. Raccomandato.

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orlando swinton
Recensioni: 5/5

Solo la scena della cena con Roland Barthes merita la lettura di tutto il libro - un Barthes che mentre parla lascia comparire a margine delle sue battute gli autori citati, un po' come nei suoi 'Frammenti di un discorso amoroso'. Vero e gustoso colpo di genio, questo romanzo di Percival Everett! Solo per iniziati, è vero, perché per avventurarsi tra le righe di 'Glifo' occorre conoscere (e dis-conoscere) il mondo della semiologia e della semiotica e l'enorme castello di nulla che solitamente costruisce intorno a un testo - smembrandolo fino all'incomprensibilità. Ma lo scrittore non è impegnato a compiacere il suo pubblico, casomai a stupirlo, divertirlo e non farlo mai assistere allo stesso spettacolo. Grazie per averci regalato il piccolo grande Glifo, mr. Everett!

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Pierangelo
Recensioni: 2/5

Non sono un esperto di filosofia e forse questo mi ha impedito di apprezzare appieno questo libro. Ho trovato la trama della storia principale abbastanza banale e assolutamente non innovativa e i riferimenti "dotti" troppo ingarbugliati. Ripeto, probabilemnte in parte è "colpa mia" perchè non ho una preparazione adeguata ma questo libro, più che l'opera di un genio, mi sembra un esperimento lessicale che non comprendo, se non una (questa sì) geniale presa in giro! Almeno non è, preso tutto insieme, la solita storiella da programma televisivo da intrattenimento domenicale. Non basta però.

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Recensioni

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Voce della critica

Un Roland Barthes volgare ed eterosessuale attraversa le vicende narrate in Glifo, ne è personaggio e spesso controcanto. L'inverosimiglianza della figura, e lo stridore fra questa e la sua funzione nel testo, restano, più di altri elementi, dei nodi di ambiguità che, sciolti in un verso o in un altro, potrebbero far decidere sulla vacuità, o invece originalità, del testo.
Un neonato, Ralph, che appena gattona è in grado di leggere e di scrivere, è, quasi sempre, la voce narrante, cui talvolta si alterna un io che suggerisce l'identificazione con l'autore del libro, secondo ritmi e ragioni non immediatamente decifrabili. Il bimbo comunica con gli adulti che lo circondano attraverso bigliettini, che scrive con difficoltà dovute al proprio corpo, che ancora non ha sviluppato i muscoli e le forme necessarie. Capisce perfettamente il linguaggio degli adulti, però non parla, se non ai lettori. Questa è la prima invenzione del libro, quella che più netta emerge in un affollarsi di altri elementi, pur ricordando talvolta (immaginiamo non intenzionalmente) certe scene di Senti chi parla, del 1989, serie di film con John Travolta, dove anche troviamo bebé senzienti.
La prima persona alla quale Ralph si manifesta nelle sue capacità straordinarie è la madre, che, seppur brevemente sconcertata, ne è subito fiera: "E così mia madre è diventata il mio pusher", fornitrice, cioè, di libri che il bambino divora a ritmo sempre più veloce. "Mio padre era un post-strutturalista", racconta, un professore universitario dalle grandi e frustrate ambizioni, disprezzato dal figlio per la sua mediocrità; dalla sua biblioteca la madre rifornisce il figlio, orientandone l'attitudine interpretativa. Il testo è fornito di una trama che cerca di condurre alla fine della lettura: il pupo viene portato da uno psicologo, "dobbiamo farlo vedere da un dottore"; da questi, che è una cattivissima dottoressa, viene subito rapito e portato in un piccolo villaggio abitato da scienziati che vogliono operare in segretezza; qui un'altra dottoressa, ancora più cattiva, lo rapisce nuovamente, per subito perderlo a favore di altri cattivi, questa volta di una branca non ufficiale del ministero della Difesa, poi da una coppia di buoni ma stupidi immigrati messicani; a questi viene sottratto da un prete pedofilo e infine, in una grande colluttazione riassuntiva, è recuperato dalla madre che si è ormai separata dal marito mediocre; così il tutto finisce con un idillio madre-figlio, protetti dalla segretezza sull'eccezionalità del figlio: "Voglio bene a mia madre e anche lei me ne vuole".
Farciscono il libro, oltre al Barthes reinventato, come filtrato da un'opaca fruizione dell'Europa da parte dell'America più autoreferenziale, dialoghi tra filosofi del linguaggio variamente assortiti, lunghe dissertazioni metaletterarie, poesie, schemi grafici di teorici della lingua, note di natura diversa ma soprattutto usate nella funzione di glossa al testo. Il contrasto fra gli accadimenti, che si mantengono a livello di immagini-quadro, distillate dal repertorio più frusto delle fiction televisive, e l'affabulazione iper-tecnicista, frammentata e ricomposta, alterata e piegata, direttamente precipitata sulle pagine dalle ricerche linguistiche strutturaliste e poststrutturaliste, sembra essere, vorticando attorno all'innocente-sapiente, il luogo dove l'autore intende portare il lettore.
  Federico Novaro

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Conosci l'autore

Percival Everett

1956, Fort Gordon (USA)

Personaggio schivo ma eclettico, è stato chitarrista jazz, addestratore di cavalli, rancher e professore di liceo, oltre che distinguished professor alla University of Southern California, dove le sue lezioni sono diventate leggendarie. La scrittura è indubbiamente l’attività che gli ha riempito di più la vita, anche perché scrive sempre e solo a mano sugli inseparabili quaderni ad anelli. Di libri ne ha sfornati circa uno all'anno, tra romanzi, raccolte di racconti e poesie, saggi, passando in rassegna quasi tutti i generi letterari. La critica lo ha definito “uno dei più coraggiosi scrittori sperimentali degli ultimi anni”. I suoi libri sono tradotti e apprezzati in tutto il mondo.Tra i suoi libri pubblicati in Italia: Glifo (Nutrimenti...

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