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La Grande Guerra ha segnato una cesura epocale nella storia del XX secolo. Paul Fussell, attraverso l’analisi letteraria, ricostruisce l’esperienza bellica dei soldati inglesi impegnati sul fronte occidentale. Le trincee diedero vita ad un nuovo modo di fare la guerra, incentrato sulla potenza dell’artiglieria e sulla capacità di rintanarsi per sfuggire al fuoco incessante del nemico. Questa esperienza deluse profondamente tutti coloro che vedevano nella guerra una possibilità di rigenerazione personale e di rottura col mondo borghese e filisteo. Dopo una accurata analisi del mondo nelle trincee e della sua quotidianità, l’autore passa alla dicotomia che caratterizzò il conflitto: la divisione tra «noi» e «loro», tra i soldati e lo stato generale, tra il fronte esterno e il fronte interno. Si passa poi all’analisi di quella che l’autore considera un’anomalia: proprio in una guerra moderna e tecnologica ci è un regresso verso il mito e la superstizione. La motivazione non è tanto da rintracciare nella regressione prodotta dalla guerra quanto in un tentavo di spiegare eventi che trascendono dalla normale capacità e di difendersi da essi. Ci sono poi alcuni capitoli dedicati alla letteratura di guerra, all’esperienza «teatrale» del conflitto, alla nostalgia per una natura che vede con la modernità il suo declino, all’esperienza che l’autore definisce «omoerotica» delle trincee, ossia al legame tra commilitoni che può essere visto come una omosessualità sublimata.
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