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L' importanza di essere costante. I pilastri della fisica sono davvero solidi? - Jean-Philippe Uzan,Bénédicte Leclercq - copertina
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L' importanza di essere costante. I pilastri della fisica sono davvero solidi?
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Descrizione


In tutte le leggi fisiche compaiono delle costanti, come quella di gravitazione universale o la velocità della luce, che siamo abituati a considerare invariabili. Recentemente, però, alcune osservazioni hanno portato a dubitare dell'invariabilità di una di esse: l'edificio della fisica è davvero stabile? Come cambierebbero le leggi della fisica se si scoprisse che le costanti in realtà non sono costanti? Siamo all'alba di una nuova rivoluzione scientifica? Questo è il punto di partenza di un'indagine sull'impianto della fisica, che conduce all'esplorazione delle prime teorie gravitazionali, della relatività generale e delle teorie più recenti, come quella delle stringhe. Ne risulta una panoramica profondamente originale, che rinuncia all'esposizione sistematica dello sviluppo della fisica a favore di un'analisi trasversale dei suoi vari settori di ricerca per evidenziarne le linee di pensiero fondamentali. Rifuggendo da ogni tecnicismo, gli autori conducono il lettore nel vivo della pratica scientifica. Come scrive Frangoise Combes nella prefazione, "ecco come si fa la scienza, e non come si insegna nei corsi accademici".
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Dettagli

2008
13 giugno 2008
196 p., ill. , Brossura
9788822002402

Voce della critica

La descrizione fisica del mondo poggia su tre costanti fondamentali: la costante di Planck, la velocità della luce e la costante gravitazionale di Newton. Mentre il primo di questi parametri rappresenta una vera novità della fisica moderna (essendo alla base della teoria quantistica), gli altri due sono in realtà già presenti nella fisica classica. Tuttavia, è con la relatività einsteiniana (ristretta e generale) che la velocità della luce assurge a costante universale, indipendente dal sistema di riferimento, e la costante di gravità viene associata alla geometria stessa dell'universo. Si può dunque tracciare la storia della fisica novecentesca adottando come angolo visuale proprio quello delle costanti fondamentali di natura. È ciò che fanno molto bene Uzan e Leclercq, a partire da una recente analisi astrofisica che sembra intaccare il solido edificio delle costanti, mostrando che alcune di esse potrebbero avere avuto valori diversi in un passato remoto. L'effetto è piccolo (una variazione di un centomillesimo in dieci miliardi di anni), ma, se confermato (i risultati sono finora piuttosto contraddittori), mostrerebbe che la fisica è, in un certo senso, cambiata (sia pure lievissimamente) nel corso della storia dell'universo. Un'idea, questa, che ha un padre illustre, Paul Dirac, e un'origine vagamente numerologica, ma è stata poi incorporata in una serie di teorie cosmologiche, che, per quanto piuttosto speculative, hanno il merito, da un lato, di permettere interessanti verifiche di alcuni principi generali, dall'altro, di far luce sul ruolo delle costanti di natura nella comprensione della realtà fisica.
Vincenzo Barone

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