Un'improvvisa felicità

"È il 7 settembre, il mio compleanno! Adesso ho dodici anni. Caro dice che a questa età non si è più una ragazzina, ma una giovane donna. Che ridere! Io sono sempre una ragazzina, proprio come ieri". Non è l'incipit della terza puntata di una serie, piuttosto lo sviluppo della struttura episodica caratteristica della letteratura per l'infanzia. Quella di Polleke è una famiglia bizzarra a dir poco. In Per sempre insieme, amen il nonno religiosissimo ma tollerante aveva insegnato a Polleke ("religiosa zero") a pregare (si pensa qualcosa e si dice amen), la mamma si era fidanzata con il maestro, il papà faceva il barbone ubriaco perso e ne avevamo approfondito la conoscenza in Mio padre è un PPP (Papà Particolarmente Problematico). Adesso mamma e maestro stanno per sposarsi, papà è in Nepal a disintossicare corpo e mente, la vitellina di Polleke è diventata quasi una mucca, sotto la maglietta i capezzoli si sono gonfiati un po' (solo un po', ma lei si vergogna), uno sconosciuto la molesta, ha rotto con il bellissimo fidanzato marocchino e l'amica del cuore (sorpresi a baciarsi), però ha una nuova amica, un'india messicana a cui hanno ammazzato il padre e alla quale Polleke insegna l'olandese (è una classe multietnica all'eccesso, come in tutte le scuole dove vanno i poveri). La nostra Pippi olandese cresce, emergono paure, sogni, desideri nuovi e strani. Resta, però, la grande carica di ottimismo che la contraddistingue, malgrado tutto: "Credo che vivrò un altro po'. Ma se le cose peggiorano, la faccio finita. Come niente". Sempre con leggerezza, umorismo, speranza. Polleke forse farà la contadina, ma continuerà a scrivere poesie a verso libero: "Aspetto. / Il tempo avanza lentamente. / Nel mio corpo una donna, / si insinua dolcemente. / Non è ancora definitivo, / aspetto, / aspetto il suo arrivo".   Fernando Rotondo