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Descrizione


La situazione della sanità è uno dei punti caldi dell'agenda politica italiana. Il modello italiano della sanità pubblica, che viene in questi mesi attaccato da più parti e che è spesso oggetto di lamentele da parte di un ampio settore della cittadinanza, è stato collocato dall'Organizzazione mondiale della sanità ai primi posti nella graduatoria mondiale. Sia sul piano della tutela della salute sia su quello dei costi complessivamente sostenuti. Questo libro, scritto da un epidemiologo e da un'economista, rappresenta una difesa appassionata, meditata e argomentata della medicina pubblica, giudicata come unica strada percorribile per ottenere prestazioni mediche diffuse, efficaci ed efficienti per l'intera popolazione.
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Dettagli

2004
20 gennaio 2004
125 p.
9788806165888

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marino lupi
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Vorrei approfittare di questo spazio che mi è concesso per complimentarmi con l'autrice per il libro. Alll'interno di questo libro si trova una reale analisi della sanità in italia e delle prospettive che attendono il SSN in previsione dei progetti di legge che ascoltiamo e leggiamo. Ma quello che più mi ha colpito è la diversa prospettiva da cui ci fa vedere la sanità. Sanità che ci viene sempre descritta come un costo. L'autrice ci descive la sanità non solo come costo ma bensì come una ricchezza, una risorsa. Le argomentazioni sono effici e ci aprono un modo nuovo di pensare la sanità e l'assistenza che sarebbe utile a molti amministratori. Marino Lupi

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Voce della critica

L'assunto fondamentale di questo libro è che la medicina pubblica è ancora oggi l'unica strada percorribile e tutte le argomentazioni contenute al suo interno mirano a dare sostegno a questa affermazione. Per gli autori la salute è ascrivibile a una serie di variabili che sfuggono al controllo individuale e che rientrano nel concetto più generale di "sanità pubblica", e quello a cui oggi stiamo assistendo non è tanto l'espressione di un disegno politico volto alla privatizzazione della sanità, quanto piuttosto una svalutazione del servizio pubblico a tutto vantaggio di quello privato.

L'aumento dell'attesa di vita, dai 40 anni degli inizi del 1900 agli 80 di oggi, è una conseguenza del generale miglioramento delle condizioni di vita, delle conquiste culturali e di specifiche misure di sanità pubblica, come la creazione di reti fognarie e l'avere reso potabile l'acqua, che possono essere tutte considerate come delle conquiste della collettività ed espressione di un processo di civilizzazione. Tuttavia, mentre è progressivamente diminuita la mortalità dovuta alle malattie infettive, si è assistito parallelamente a un progressivo incremento delle morti dovute a malattie degenerative, come l'infarto e il diabete, e ai tumori, che sono state anche definite malattie del benessere, con una maggiore incidenza, soprattutto per quelle cardiovascolari, nei paesi occidentali e industrializzati.

Per contrastare l'aumento della spesa sanitaria sono state proposte diverse soluzioni tecnico-politiche, come la partecipazione dei cittadini alla spesa, la limitazione dell'accesso alle prestazioni o anche la limitazione delle prestazioni stesse. Oggi in Italia è in corso un vivace dibattito politico e culturale che concerne l'introduzione di modifiche strutturali a carico del servizio sanitario, che hanno come obiettivo quello di offrire al cittadino diverse possibilità alternative nella scelta degli erogatori del servizio e nel contempo degli enti assicurativi, diversi dallo stato, secondo un modello che è stato già sperimentato negli Stati Uniti. Le conseguenze dell'adozione negli Stati Uniti di questi sistemi alternativi sono state la mancanza di qualunque forma di tutela sanitaria per 41 milioni di persone (ad esempio, solo il 30 per cento dei poveri di San Francisco affetti da Aids assumono i farmaci antiretrovirali, contro l'88 per cento degli omosessuali di condizione sociale medio-alta) mentre la parte restante della popolazione spende quasi il 10 per cento del prodotto interno lordo per prestazioni sanitarie in parte di dubbia utilità.

Il sistema sanitario oggi vigente in Italia ha invece il grande merito, come scrivono gli autori, "non sufficientemente apprezzato da coloro che lo criticano, che è quello dell'accessibilità pressoché universale". Inoltre, sia la spesa sanitaria sia il livello medio delle prestazioni erogate sono in linea con quanto osservato nella maggior parte dei paesi sviluppati e, anzi, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, l'Italia si colloca ai primi posti nella graduatoria mondiale.

Restano pur sempre delle forti limitazioni di carattere strutturale, come ad esempio le diseguaglianze sociali nell'accesso a prestazioni adeguate nel caso del trattamento dei tumori maligni o, ancora, basse remunerazioni e assenza di meritocrazia e la possibilità di inviare i pazienti presso studi privati e ospedali convenzionati. Ma questa non è una buona ragione per rinunciare a privilegiare la sanità come struttura pubblica e a favorirne e incentivarne l'ulteriore sviluppo, al fine di vedere sempre e comunque salvaguardati principi sanciti della nostra carta costituzionale, oltre che dalla morale comune.

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