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Io, gli ottomila e la felicità. I miei sogni, tra amore per la montagna e sfida con me stessa
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Io, gli ottomila e la felicità. I miei sogni, tra amore per la montagna e sfida con me stessa - Tamara Lunger,Francesco Casolo - copertina
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Io, gli ottomila e la felicità. I miei sogni, tra amore per la montagna e sfida con me stessa

Descrizione


Leggere queste pagine, ora avventurose ora meditative, è come fare un'iniezione di energia pura

«Mi sveglio con il primo sole, riposata nonostante tutto, e con un'eccitazione fortissima che mi pervade dalla punta dei piedi su su fino alla testa.
Simone sta ancora dormendo, è presto, ma io salto fuori dal mio sacco a pelo e pochi istanti dopo sono incollata alla cerniera della tenda per sbirciare fuori.
La apro leggermente, l'aria è fresca, meglio, è proprio fredda, ma il cielo è terso e la pace totale come solo oltre i cinquemila metri.
Osservo la vallata di fronte a me, però è come se quello che vedo non mi bastasse. Mi concentro sulla cima e contemporaneamente penso a tutto quello che voglio fare, a quanti sono i sogni che vorrei realizzare: vedere un giorno un branco di elefanti, tirare le orecchie alle giraffe, passare attraverso ripide cascate, fare amicizia con popoli primitivi per imparare a cacciare come fanno loro, spingermi in mondi lontani, e ammirare tutto con occhi infantili, puri.»


«Vedere un essere umano che realizza un sogno è una cosa meravigliosa. Come andare sulla Luna o scoprire l'America: questo è il motivo per cui noi siamo qui.» Sono parole di Tamara Lunger, la giovane e fortissima alpinista altoatesina che nel febbraio 2016 ha tentato con Simone Moro la vetta del Nanga Parbat in invernale. Lui l'ha raggiunta, mentre lei, a soli 70 metri dalla cima, ha rinunciato. Stava male e ha ascoltato la "voce interiore" che le diceva di scendere, con la consapevolezza che, se invece fosse andata oltre per amor di gloria, avrebbe poi avuto bisogno d'aiuto per scendere, magari mettendo in pericolo i compagni di cordata. Ma chi è questa donna capace di imprese finora tentate solo da uomini? Che cosa la spinge a sfide estreme? In questo libro Tamara si racconta parlando dell'impresa del Nanga, ma scavando molto anche nel proprio mondo e dentro di sé. Ne scaturisce una personalità dirompente che, cresciuta a profondo contatto con la Natura, abituata fin da piccola a mettersi alla prova nello sport, coltiva la passione per l'alpinismo come un modo per trovare se stessa. Certo, essere una donna in un ambiente finora quasi solo esclusivamente maschile ha un prezzo: al campo base bisogna farsi valere, dimostrare che si è capaci di sforzi "da uomini" e magari anche tenere a bada alpinisti «che sembrano marinai appena scesi da una nave»... Ma Tamara, forse anche grazie a un pizzico di follia davanti ai pericoli, vive l'alpinismo come un modo per migliorarsi costantemente, essere in armonia con il cosmo. Per lei la sfida in montagna ha infatti anche qualcosa di spirituale, la avvicina a Dio. E le dona la felicità.
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Dettagli

2017
2 febbraio 2017
224 p., ill. , Rilegato
9788817092364
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Indice

Le prime pagine del libro

Sono a casa, nella Stube, per noi dell’Alto Adige una via di mezzo fra una sala da pranzo e un soggiorno: mamma prepara la cena, canederli in brodo, e io accendo il computer per leggere le email.
Sono soddisfatta, nei giorni scorsi è piovuto, l’acqua ha sciolto la neve sotto i 1500 metri e ne ho approfittato per un allenamento sul Planetenweg, il “sentiero dei pianeti”, che da San Valentino, nella Val d’Ega dove sono cresciuta, si snoda lungo un anello in mezzo ai boschi per una decina di chilometri.
Non ho guardato quanto ho impiegato, non lo faccio quasi mai: non voglio che il mio lavoro sia un lavoro. Non ho controllato con precisione nemmeno i metri di dislivello, ma sono certa di essere andata a tutto gas, è il cronometro interno Lunger a dirmelo. Improvviso i percorsi, mi alleno guardando il cielo, il sole e assecondando i miei sbalzi di umore che un giorno mi spingono a fare tremila metri di dislivello mentre il giorno seguente solo mille.
L’aria tersa, l’odore del muschio umido, la terra morbida e bagnata sotto le scarpe, continui scorci di montagne che conosco da una vita: dopo una simile giornata mi sento meravigliosamente bene e, mentre sorseggio del succo di mela per ristorarmi, scorro rapidamente la posta eliminando ciò che riconosco al volo come spam e leggendo distrattamente qualche newsletter alpinistica di cui immagino già il contenuto.
«Due o tre canederli?» mi chiede mia madre.
«Tre» le rispondo.
Ho faticato tanto, mangiato pochissimo e stasera voglio proprio abbuffarmi. Papà sta per tornare a casa e anche le mie sorelle sono passate a salutare. Saremo tutti assieme e già assaporo il piacere delle chiacchiere e delle risate, tra un «Che cosa hai combinato di nuovo, Tamara?», e un «Invece voi come state?»: il team Lunger riunito attorno alla tavola.
Mi loggo su Facebook, ci sono diversi messaggi, li passo velocemente, due minuti e sono già stufa marcia di stare davanti al computer ma mi cade l’occhio su un nome. “Noooo!”
Leggo e rileggo il mittente, senza aprire il messaggio, e mi dico che quasi non ci speravo più.
Siamo in un mondo veloce e, se una risposta arriva dopo due settimane, sembra quasi caduta dal cielo.
«Tamara, fra poco è pronto, chiama Magdalena per vedere dov’è» dice la mamma.
“Che faccio” mi chiedo,“apro prima o dopo?”
Mi fingo saggia: “Tamara, adesso mangi e poi leggi con calma cosa ti ha scritto... Ok, leggi subito, non scherziamo!”
Il pensiero della Tamara saggia dura giusto un battito di ciglia.
Apro il messaggio di Simone, Simone Moro, per me un semisconosciuto che da anni rincorro perché mi porti sugli ottomila con lui.
Ciao, allora, quando mi porti in Nepal? è quello che gli ho scritto due settimane fa, dopo averlo aggiunto su Facebook con l’obiettivo di ricordargli, cercando di non risultare troppo insistente, una promessa fattami tempo addietro.
Devo verificare, ma ti faccio sapere appena posso è stata la sua pronta risposta. Sulla parola “appena” mi sono arrovellata parecchio nei giorni successivi, prima di decidere che avrei provato a non pensarci troppo. Dicono sia serio, ha fama di essere preciso: ma due settimane di silenzio sono davvero lunghe.“Basta, lo apro.”
Ti porto, scrive stringatamente Simone. Tamara, ti prometto che ti porto.
È il 2009. Il primo di aprile. È un pesce di aprile? Per un attimo penso che forse mi stia prendendo in giro... Ma poi mi dico che no, non è possibile, non scherzerebbe mai su una cosa del genere. Dammi il tuo numero che ti chiamo e organizziamo, e chiude.
È tutto vero, quindi. Andrò in Nepal, Tibet, Pakistan? Chissà. Ma è un inizio. Più che un inizio, una quasi partenza. Una sicura svolta.
E quindi salto. Salto sulla sedia della Stube. Urlo di gioia, urlo per fare festa, urlo così tanto da far tremare le pareti.
Mamma si gira, mi guarda, si domanda che cosa stia succedendo.
La abbraccio. «Simone! Simone! Facebook!» urlo, lasciandola ancora più turbata.
«Cosa c’è, cosa fai?» mi chiede, perché persino per i miei standard sto saltando e urlando troppo forte.
Respiro, prendo fiato, le spiego che farò un ottomila, che finalmente Simone Moro ha intenzione di portarmi con sé e che la mia nuova carriera sta per cominciare.
E poi urlo di nuovo e faccio i salti di gioia.
«Tu sei completamente pazza» dice mia madre. Ma i suoi occhi luccicano di gioia per me, la sua bambina, totalmente incapace di diventare adulta.

Valutazioni e recensioni

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Francesco
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La Lunger non è una professionista della letteratura alpina, ma è simpatica. Il libro è scorrevole e si legge volentieri. Appena possibile farò il paragone con quello di Moro.

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Conosci l'autore

Tamara Lunger

1986, Bolzano

è riuscita a realizzare i suoi sogni spingendo sempre più in alto i propri limiti, diventando così una delle alpiniste d’alta quota più forti del mondo. Fin da piccola ha praticato sport agonistico, vincendo nel 2008 i Campionati del mondo under 23 di sci-alpinismo. Coltiva da sempre il sogno di scalare degli ottomila: nel 2010 è salita sul Lhotse (8516 m) e nel 2014 sul K2 (8611 m). Ma è nel 2016 che ha tentato l’impresa di prima invernale con Simone Moro al Nanga Parbat, rinunciando a soli 70 metri dalla vetta.

Francesco Casolo

Francesco Casolo è milanese, appassionato di viaggi e natura. È docente di Storia del cinema e ha pubblicato Didattica delle attività motorie per l'età evolutiva. È coautore con Robert Peroni di Dove il vento grida più forte. La mia seconda vita con il popolo dei ghiacci, I colori del ghiaccio. Viaggio nel cuore della Groenlandia e altri misteri della terra degli inuit e In quei giorni di tempesta. Nel 2018 ha scritto con Michele Freppaz I giorni della neve (Dea Planeta). Insieme ad Alì Ehsani ha scritto Stanotte guardiamo le stelle (Feltrinelli, 2016) e I ragazzi hanno grandi sogni (Feltrinelli, 2018). Nel 2022 ha pubblicato con Feltrinelli La salita dei giganti. La saga dei Menabrea.

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