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L'Islam spiegato ai nostri figli. E agli adulti che vogliono rispondere alle loro domande - Tahar Ben Jelloun - copertina
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L'Islam spiegato ai nostri figli. E agli adulti che vogliono rispondere alle loro domande
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L'Islam spiegato ai nostri figli. E agli adulti che vogliono rispondere alle loro domande - Tahar Ben Jelloun - copertina
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Descrizione


L'11 settembre 2001 il mondo occidentale viene colpito: due aerei colpiscono le Torri gemelle a Manhattan, l'America è sconvolta, la paura di altri attacchi terroristici si diffonde, ogni arabo diventa sospetto. È a partire da questo scenario che si sviluppa questa conversazione tra Tahar Ben Jelloun e sua figlia - dieci anni - a disagio con se stessa, con le proprie origini musulmane, di fronte a una televisione che continua a dire "che i musulmani sono tutti cattivi". Ben Jelloun spiega, con semplicità ma rifuggendo ogni semplificazione, cos'è l'Islam, qual è la differenza tra arabo e musulmano, cos'è il fanatismo, cos'è il terrorismo, quale spazio ha la tolleranza nel mondo arabo, quali lezioni ha dato all'Occidente.
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Dettagli

2010
12 maggio 2010
190 p., Brossura
9788845265259
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Indice


Le prime frasi del libro:

L'11 settembre spiegato ai nostri figli
Le immagini della tragedia americana non hanno risparmiato i nostri figli. I commenti che hanno sentito ovunque a proposito dei terroristi e della loro appartenenza al mondo Arabo e Musulmano li preoccupano e li spaventano. Così, uno dei miei figli (meno di dieci anni) mi ha fatto questa domanda:
- Papà, io sono Musulmana?
- Sì, come i tuoi genitori.
- E sono anche Araba?
- Sì, sei Araba, anche se non parli questa lingua.
- Ma hai visto anche tu la televisione: i Musulmani sono cattivi, hanno ucciso molte persone; io non voglio essere Musulmana.
- E allora? Cosa pensi di fare?
- D'ora in poi, a scuola, non rifiuterò più la carne di maiale in mensa.
- Se preferisci, ma prima che tu rinunci a essere Musulmana, devo dirti che i cattivi di cui parli non sono dei veri Musulmani; ci sono persone cattive dappertutto.
- Ma tutti dicono che sono Arabi...
- Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio. Non tutti gli Arabi sono Musulmani. Ci sono Arabi Cristiani in Egitto, in Palestina, in Sudan...
- Ho visto un vecchio con la barba che pregava come un nonno e poi imbracciava un fucile e sparava su delle immagini; è Musulmano?
- Se prega come tuo nonno, sì.
- Perché quelli che hanno fatto queste cose non sono dei veri Musulmani?
- Allah, come il Dio degli Ebrei e dei Cristiani, vieta di uccidersi, cioè condanna il suicidio. Così come vieta di uccidere gli altri. Quindi queste persone che sono salite su degli aerei, hanno ucciso i piloti con un coltello, poi hanno diretto gli aerei contro le torri di New York, ignorano la religione Musulmana e sono dei fanatici.
- Cos'è un "fanatico"?
- È chi crede di avere sempre ragione e vuole essere sempre il più forte; se non sei d'accordo con lui, diventa molto cattivo.
- L'America non era d'accordo con queste persone e quindi loro hanno fatto cadere l'aereo sulle torri?
- Non si può essere d'accordo con loro. Quello che hanno fatto è tremendo. Nessuno può accettarlo.
- Cosa ha fatto l'America per farli diventare così crudeli?
- L'America, o meglio, il governo Americano, ha commesso molti errori e molte ingiustizie. Da dieci anni bombarda le popolazioni Irachene. Molti bambini Iracheni sono morti in seguito a questi bombardamenti. Nel 1991, l'armata Irachena ha invaso il Kuwait, al confine col suo territorio. L'America e molti paesi sono intervenuti e hanno fatto uscire i soldati Iracheni dal Kuwait. In seguito il paese è stato punito dalle Nazioni Unite. Ma è stato il popolo a essere punito, non il suo governo. Capisci, è complicato. Non è semplice come pensi, soprattutto perché l'America è una grande potenza e deve stare attenta a non fare errori. Detto questo, niente giustifica questi massacri.
- Ma sono stati gli Iracheni ad attaccarla?
- No, sono state persone che si dicono Arabe e Musulmane. Per me sono dei pazzi.
- Perché sono pazzi?
- È stato insegnato loro, quando erano ancora piccoli, quando andavano ancora alla scuola coranica, che Allah chiede ai suoi fedeli di andare a uccidere i nemici dell'Islam, ricompensandoli poi col paradiso.
- Non capisco, bisogna uccidere per andare in paradiso?
- Ovviamente no. Gli è stato fatto credere così.
- E loro ci credono? Come si fa...
- Si ripete molte volte la stessa cosa, si portano esempi di soldati morti in guerra, si cita un versetto del Corano che dice "Non dite di coloro che vengono uccisi sul cammino di Dio: sono morti! No! Sono vivi..." Le persone finiscono per credere a ciò che viene detto loro migliaia di volte.
- Ma sono molto cattivi! Fanno morire delle persone per andare in paradiso!
- È una menzogna.
- Ma perché i loro capi dicono loro tutte queste cose?
- Perché sono in guerra contro le persone che non pensano come loro, non amano la vita; accettano di sacrificare la propria, a condizione di trascinare con sé il numero massimo di morti. Sono dei terroristi.
- Papà, cosa vuol dire "terrorista"?
- Nella parola "terrorista" trovi la parola "terrore": uno spavento tremendo, una paura enorme, il panico, qualcosa che ti fa tremare e ti fa paura. È terribile.

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RICCARDO
Recensioni: 4/5

Libro utile per avere una idea di cosa sia l'Islam senza pregiudizi, schemi mentali o modi di dire. Scritto in modo semplice, consigliato sia ai ragazzi che agli adulti. Di qualsiasi cultura o religione...

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savio
Recensioni: 4/5

Un buon libro. Si vede chiaramente che l'autore vuole davvero mettere pace nel mondo, ma per fare ciò a volte secondo me deve nascondere delle verità o addirittura dire solo una mezza verità.

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La recensione di IBS


"Ma nell'Islam non esistono costrizioni. Nessuno ha il diritto di obbligarvi a dire preghiere, né Dio né vostro padre. Quindi siete liberi, pensateci; la cosa fondamentale è non rubare, non mentire, non picchiare chi è debole e chi è malato, non tradire, non calunniare chi non ha fatto nulla, non maltrattare i propri genitori e soprattutto non commettere ingiustizie."

In un momento drammatico come questo, in giorni in cui in Occidente si fa molta confusione, nell'ignoranza diffusa e nella superficialità dominante che arriva a dichiarare la superiorità della civiltà occidentale su quella araba, questo libro di Tahar Ben Jelloun è davvero provvidenziale. Credo (spero) che molti insegnanti lo adottino nelle loro classi, credo (spero) che molti genitori lo acquistino e lo leggano insieme ai propri figli.

All'origine del libro è un dialogo tra lo scrittore e la propria figlia di dieci anni, provocato dalle domande che la bambina si è posta ascoltando la televisione o cogliendo i discorsi dei propri amici e degli adulti dopo i tragici eventi dell'11 settembre.

Ben Jelloun ha capito come fosse utile per i più giovani, sia arabi che europei, chiarire alcuni concetti basilari, conoscere, almeno le linee generali dell'Islam, sapere anche solo qualche briciola della storia e della cultura del popolo arabo. Proprio dal suo rapporto con la figlia era nato anche il primo volumetto "didascalico" dell'autore marocchino, Il razzismo spiegato a mia figlia, che ebbe un successo strepitoso sia in Francia che in Italia e che, in un periodo di rigurgiti razzisti, svolse una salutare opera educativa soprattutto nelle scuole elementari e medie.
Le domande quindi che la bambina pone al padre riguardano proprio il suo disagio di araba e musulmana che vive in un paese europeo, la Francia, che vuole capire chi è, quali sono le basi della sua religione, e il perché improvvisamente sente denigrare le sue radici. Organizzato in capitoli, che corrispondono ai cinque giorni dei colloqui, il libro esamina la nascita dell'Islam, i cardini della religione islamica, la civiltà araba, la storia del rapporto tra occidente e oriente, i lasciti che di quella cultura permangono in quella occidentale.

La bambina scopre così, con legittimo orgoglio, la grandezza, l'antichità e la raffinatezza della propria civiltà, dopo aver capito come solo un tragico fraintendimento abbia potuto dar vita al terrorismo e al fondamentalismo.

Uno degli elementi che, a mio parere, rendono altamente educativo questo libro è il messaggio di equilibrio, di razionalità, di tolleranza che l'autore trasmette. La chiarezza espositiva rende accessibile questa complessa tematica ai più giovani, ma la lettura è di sicura utilità anche per gli adulti che troppo spesso si sentono in grado di fare affermazioni e dichiarazioni non suffragate da una conoscenza adeguata della materia. Credo che l'auspicio dell'autore sia proprio fornire un piccolo contributo alla creazione di un mondo in cui non manchi mai il senso critico e in cui si possa vivere in armonia, nonostante, e forse addirittura grazie, alle differenze tra gli uomini.

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

Tahar Ben Jelloun

1944, Fès

Tahar Ben Jelloun è uno scrittore marocchino di religione islamica. In Italia ha pubblicato molti volumi tra saggi, opere di narrativa e poemi. Ha trascorso la sua adolescenza a Tangeri e ha compiuto gli studi di filosofia a Rabat. Ha insegnato in un liceo a Tétouan e a Casablanca ed è stato collaboratore del magazine «Souffles». Dal 1971 vive a Parigi. Suoi articoli in Italia appaiono di frequente su «La Repubblica»; ha collaborato anche con «Il Corriere della sera», «Panorama», «L'Espresso». Scrive inoltre per «Le Monde». Per il profondo messaggio del libro Il razzismo spiegato a mia figlia (Bompiani 1998) gli è stato conferito dal segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, il Global Tolerance...

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