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Piacevole autobiografia di un benestante ottimista e simpatico. Drammi e lacrime sono banditi, l' ironia la fa da padrona. Una buona penna ed un buono stile. Severgnini non sarà mai più così leggero e spontaneo.
leggibile, si sono fatti avanti ricordi che vorrei dimenticare
Beppe Severgnini nasce a Crema nel 1956, da padre notaio e madre casalinga. Vive l’infanzia nel tempo del boom economico degli anni Sessanta, quando i ragazzi guidavano la Cinquecento, le famiglie facevano la gita fuori porta sulla Millecento e andavano in vacanza al mare. I genitori di Beppe appartengono alla borghesia benestante, e lo iscrivono a tutti i possibili corsi extrascolastici: lezioni di musica, inglese, minibasket, sci, tennis, nuoto, che lui frequenta con diverso entusiasmo. Ricorda le gite in campagna con gli inevitabili picnic, le battaglie con le pigne, le partite di calcio, le vacanze in Versilia e sulla neve, i campeggi con i boy scout. Da teenager viaggiava con i genitori, andava a Eastbourne, vicino a Londra, in soggiorno di studio x perfezionare l’inglese, ma più che alla scuola s’interessava alle ragazze scandinave, attratte dal fascino italiano piuttosto che dalla ruvidezza dei residenti. Si laurea in giurisprudenza, ma preferisce il giornalismo a uno studio legale. Nell’infanzia e nell’adolescenza di Severgnini c’è molto della mia, perché anche i miei genitori erano professionisti benestanti, anche se un po’ meno snob: al mare ci abitavo, e dunque vivevo in spiaggia le vacanze estive, subivo odiate lezioni supplementari pomeridiane di greco e latino, adoravo lo sport, andavo a sciare con gli amici nella casa in montagna, che vedeva cose che i miei genitori non avrebbero mai saputo. Certo, il libro è autobiografico e non pretende di essere lo specchio dell’infanzia e della gioventù del tempo; nessuna autobiografia può esserlo, perché le esperienze sono personali. E’ un racconto leggero e poco impegnativo; Severgnini non ha vissuto i dubbi e i problemi psicologici della ribellione giovanile dei primi anni Settanta: forse per carattere è più ottimista o fa della ricerca di battute una professione. Il libro non è un capolavoro, ma può far sorridere e divertire: poiché parla di sé, qui Beppe è ironico e non sarcastico.
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