Jamaica Inn

Solitamente amo i romanzi di Daphne du Maurier e, dopo aver letto la trama di Jamaica Inn, credevo avrei amato anche questo. Purtroppo mi sbagliavo. Certo, il romanzo presenta comunque caratteri positivi: lo stile dell'autrice è immediatamente riconoscibile e, nonostante i tanti difetti, riesce comunque a rendere la lettura abbastanza scorrevole e piacevole. La prima metà del romanzo è perfettamente godibile e fa respirare atmosfere gotiche e "brontiane", introducendo una protagonista coraggiosa, piegata ma non spezzata dalla vita, pronta a imboccare una nuova strada dopo la morte della madre per dirigersi verso Jamaica Inn, una locanda gestita dalla zia Patience e da suo marito Joss. Mary, la protagonista, scoprirà che la vita alla locanda è tutt'altro che pacifica e familiare, e sua zia Patience non è più la donna allegra e spensierata che emerge dalle lettere inviate tanti anni prima. Il tono del romanzo comincia a declinare dopo la prima metà, assumendo carattere addirittura banale rispetto agli standard della du Maurier. Stile e descrizioni sempre superbe, ma trama e caratterizzazione deludenti e prevedibili. Impossibile non azzardare un confronto con le storie "d'amore" ambigue e complesse che caratterizzano, per esempio, "Rebecca" e "Mia cugina Rachel", come anche il più esplicito (anche se non convenzionale) amore de "La baia del francese"; un confronto che purtroppo non regge. Non è solo la storia d'amore il punto debole del romanzo, ma anche il dipanarsi del mistero di Jamaica Inn che Mary cerca di risolvere. Ma non voglio rivelare troppo della trama. Purtroppo mi ha deluso e non mi sento di consigliarlo.