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Lasciatemi morire - Piergiorgio Welby - copertina
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Lasciatemi morire - Piergiorgio Welby - copertina
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Descrizione


"Non supererà i vent'anni." È la sentenza del medico che, nel 1963, diagnostica a Piergiorgio Welby la distrofia muscolare progressiva. Ma si sbaglia. Piergiorgio attraversa gli anni Sessanta e Settanta abbandonandosi a ogni sorta di eccesso per dimenticare il proprio destino. Si sposa e aspetta, la fine, che non arriva. Negli anni Ottanta perde l'uso delle gambe. Poi l'ultimo stadio: insufficienza respiratoria. Va in coma. Si risveglia nel reparto rianimazione dell'ospedale Santo Spirito, tracheostomizzato, immobilizzato. Da allora respira con l'ausilio di un ventilatore polmonare, comunica mediante un computer. Soffre. E chiede il diritto di morire. Anche in un appello diretto al presidente della Repubblica, il 22 settembre 2006. È uno scandalo nazionale. Negli ultimi anni, ha fatto sentire la sua voce sul sito dei Radicali italiani, dove ha aperto un forum dedicato all'eutanasia, che oggi conta più di 17.000 interventi. Lucidità, cinismo e poesia sono le scialuppe di salvataggio a cui si affida nella sua quotidianità di "condannato a vita". Sono anche gli ingredienti di questo libro che è diario, testimonianza, denuncia dei luoghi comuni alimentati dall'opportunità politica e dal dogmatismo religioso. E che non rinuncia all'attualità, ricordando le strumentalizzazioni che hanno segnato le vicende recenti: Terri Schiavo in America, Vincent Humbert in Francia, e in Italia il caso ancora aperto di Eluana Englaro.
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Dettagli

3
2006
15 novembre 2006
146 p., Rilegato
9788817015677

Valutazioni e recensioni

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Andrea Sangiacomo
Recensioni: 5/5

Il voto è 5/5 per invitare alla lettura: perchè questo è un libro da leggere. Anche se è forse il più crudele che abbia mai letto. Crudele in tutto. Per tutti. Se però questo libro può far qualcosa di buono non è convincere che l'eutanasia sia una "buona cosa". Dovrebbe, piuttosto, invitare a pensare, a pensare di più e a pensare meglio ai fondamenti su cui si pone il problema stesso dell'eutanasia. In primo luogo l'idea che il vero nemico sia il male che determina la situazione di sofferenza e non, piuttosto, la situazione stessa. Sicchè quando il malato invoca la morte, non è questione del suo esser libero di morire, ma, al contrario, il problema sta nel fatto che costui è talmente fatto schiavo dal suo male, talmente imprigionato da esser addirittura costretto a invocare di uscire dall'esistenza, giacchè in quest'esistenza non c'è spazio per nient'altro che sofferenza. Ma questo dovrebbe porci il problema: esiste un modo per entrare, noi vivi, noi sani, noi fuori, per entrare noi dentro la sua prigione, esiste un modo per trovare la forza e il coraggio di dire a chi lì dentro è confinato: "tu non sei solo questo. Tu non sei solo questo dolore e questo corpo umiliato dal male. Tu sei infinitamente di più. Tu sei sempre stato infinitamente più di questo. E per il fatto che ora sei anche questo, non devi pensare di essere nient'altro che questo".

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Nelly de Stauber
Recensioni: 5/5

Sono immensamente triste: è morto un eroe...

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Nelly
Recensioni: 5/5

Ieri ho scritto alcune parole di riflessione su Welby e il suo libro, ma forse non andavano bene, dato che non le ho vista pubblicate. Vorrei aggiungere che non riesco a non pensare a Welby. Ce l'ho sempre in mente: lo vedo come un eroe che combatte per gli interessi di TUTTI i malati terminali. Egli è capace di vivere con dignità la sua malattia e il suo cammino verso la morte ed è capace di dare un SIGNIFICATO a questa disgrazia. Magari se tutte le persone, portatrici di disgrazie enormi, sapessero parlarne pubblicamente e dar loro un senso! Welby, che sta andando verso la morte, dà un significato universale alla sua vita!

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