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2
1994
1 gennaio 2012
488 p.
9788826305974

Voce della critica


(recensione pubblicata per l'edizione del 1987)
recensione di Mancia, M., L'Indice 1987, n. 9

Wilfred Bion è stato certamente l'autore più creativo e stimolante dell'ultima generazione di psicoanalisti Kleiniani. Il pensiero ha rappresentato per lui il vertice da cui osservare la personalità dell'analizzando e lo sviluppo di tutte le sue capacità analitiche. È noto che la sua proposta metodologica più pregnante è stata quella di sostituire la mitologia, su cui si sono basate generazioni di analisti, con modelli di funzionamento mentale. Gli autori individuano nel primo capitolo di questo libro tre nuclei fondamentali in cui si articola la teoria del pensiero di Bion a) la teoria degli elementi, fattori e funzioni che rappresentano una innovazione rispetto ai concetti kleiniani e che individua i processi fondamentali del pensare; b) la teoria delle trasformazioni che permette di seguire i cambiamenti relativi alle funzioni del pensiero cui il paziente e l'analista vanno incontro nel corso del processo analitico; c) la osservazione analitica quale esercizio rigoroso di elaborazione dei dati della esperienza che permette alla pratica psicoanalitica di avvicinarsi a quella di altre scienze.
Non è casuale che il primo capitolo sia dedicato al concetto più innovativo della Klein, quello di identificazione proiettiva, per cui parti del sì vengono messe nell'oggetto che con queste parti è identificato. Per Bion la identificazione proiettiva è una modalità di funzionamento della mente continuamente attiva, supporto alle più elaborate capacità di pensiero. Bion discute almeno tre aspetti della identificazione proiettiva in rapporto alle sue funzioni: a) conoscitiva, b) evacuativa, c) transito di pensieri e di emozioni tra il bambino e la madre, tra l'analizzando e l'analista. In una parola: il grande merito di Bion è stato quello di avere esteso il concetto di identificazione proiettiva al meccanismo universale del pensiero.
Ma i concetti fondamentali della sua teoria sono quelli di funzione Alfa e di elementi Beta. La funzione Alfa è una funzione del pensiero che si organizza per digestione degli elementi Beta, cose-in-sé non pensabili se non, appunto, attraverso una operazione ai trasformazione in elementi Alfa. Il sogno è il prototipo di questa trasformazione della mente. Per riconoscere il movimento trasformativo di questi elementi nell'ambito di una relazione analitica, Bion propone una griglia in cui è possibile collocare gli eventi mentali e non-mentali che compaiono nella relazione così che la griglia stessa diventi una struttura portante del pensiero dell'analista e un elemento indispensabile per la comunicazione di una esperienza emotiva.
Con il libro sulle trasformazioni il modello analitico diventa per Bion modello epistemologico. Esso è collegato alla conoscenza quale base per mutamenti provocati nella personalità dell'analizzando dalle interpretazioni. L'idea di trasformazione inoltre serve a Bion per descrivere in modo molto suggestivo la possibilità che l'analizzando ha di trasformare in seduta le sue emozioni.
L'ultima sezione del libro è dedicata al primo argomento di interesse per il Bion analista: quello dei gruppi. Come è noto, "Esperienze nei gruppi", pubblicato nel 1961, contiene in realtà articoli molto precedenti e descrive le esperienze di rieducazione svolte insieme a John Rickmann in un reparto psichiatrico di un ospedale inglese durante la seconda guerra mondiale. In questo scritto Bion propone il tentativo di far maturare in un gruppo le forze che facilitano una attività di lavoro. Bion è stato il primo a far presente come assunti di base, cioè emozioni che riguardano parti infantili della personalità, possano ostacolare proprio il funzionamento dei gruppi di lavoro. Se pensiamo oggi, a distanza di tanti anni, a quelle che sono state e sono tuttora le dinamiche di gruppo a livello familiare o di intere comunità o nazioni, possiamo facilmente intuire le capacità innovative ciò presenti nel suo pensiero fin dal lontano 1943.

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