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La vita di Dodgson non sarà stata encomiabile, non mi sembra neppure particolarmente interessante, ma sicuramente è stata matura e adulta, ovvero deludente; è la sorte è essere stata monella, incarnandosi per esempio nel tal Goldschmidt, una specie di burlone accademico alla Umberto Eco: fu da un suo articolo che si diede la stura ai sospetti freudiani sulla storia di Alice. Disse poi lui: quell’articolo nacque anche un po’ per scherzo. D’altronde Dodgson/Carroll lo sapeva, che non esiste nonsense che un suo senso alla fine non riesca a trovarlo, provocando le sue conseguenza magari insensate ma reali, realissime, reginesche direi.
La Loach nel suo saggio, più che chiarire gli avvenimeni della vita di Dodgson, denuncia il fallimento totale della critica letteraria sull’argomento, un agglomerato di inesattezze, malizie, irresponsabilità, incompetenze e proiezioni immotivate, e ecco Lewis Carroll.
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