Coup d'etat in via Fani. La Nato contro Moro e Iozzino

“Coup d’etat”, di Carlo D’ Adamo e James Hepburn, non è stato all’ altezza delle mie aspettative. Il volume è suddiviso in due parti: nella prima: “Cronologia delle Strategie Atlantiche”, l’autore si adopera, anche a costo di palesi forzature, di dimostrare che quanto è accaduto in Italia dal 1943 sino a dopo il caso Moro è l’espressione dell’imperialismo americano e della volontà da parte dei servizi angloamericani di impedire, con ogni mezzo, l’affermazione in Italia delle forze di sinistra, e in particolare del partito comunista. Sarebbero solo la CIA e la NATO i mandanti di tutte le stragi e gli omicidi citati e avvenuti per mano della mafia, del terrorismo rosso e nero, con l’appoggio diretto dei servizi segreti e la connivenza della classe politica al governo. Questa tesi, semplicistica – basti confrontare a riguardo i veri testi sull’ “Archivio Mitrokhin” - presentata con toni e slogan propagandistici in stile “collettivo” di estrema sinistra, è strumentale alla seconda parte, di gran lunga più interessante, scritta a due mani da D’ Adamo e James Hepburn: “Controinchiesta su Via Fani e dintorni”. Se da una parte è ingente e lodevole il lavoro di indagine svolto e la mole di informazioni raccolte dagli autori, dall’ altra il testo manca di collegamento e sintesi con quanto appurato e concluso dai precedenti lavori sull’ argomento, nonché dalle varie commissioni parlamentari. Inoltre, molte delle conclusioni della “Controinchiesta”, non paiono supportate da prove sufficienti o convincenti. Personalmente ho trovato più credibili e validi i lavori del giudice Imposimato (cfr. I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia) e di Maria Antonietta Calabrò e Giuseppe Fioroni (cfr. Moro: Il caso non è chiuso. La verità non detta). Per concludere, alla fine della lettura, rimane l’impressione che si sia ancora lontani, non dico dalla verità, ma da una versione credibile e verosimile dei fatti.

Il libro di D'Adamo & Hepburn è una pietra miliare nel filone delle inchieste sul caso Moro, con piglio da giornalismo investigativo che tanto bene farebbe alla nostra informazione-spazzatura infarcita di veline dei servizi segreti di mezzo mondo. I fatti, che qualcuno apostrofa come coincidenze, sono pesanti come pietre e da loro non si può discostarsi. Basti dire che già un paio di mesi prima dell'agguato di via Fani qualcuno è andato al PRA e ha chiesto i dati del fioraio Spiriticchio, tramite la targa del suo furgone che da sempre stazionava nell'area destinata alla strage. Dunque mesi prima si sapeva che l'agguato avrebbe avuto luogo in via Fani. Ma come si concilia questo con il fatto che il percorso di Moro variava ogni giorno, essendo deciso la mattina e a volte anche cambiato all'ultimo minuto? Secondo: come fa l'Alfasud della Digos ad essere in via Fani pochi minuti dopo l'agguato, ovvero ad essere partita dal parcheggio della Questura di Roma poco dopo le 8;30? Veggenti? E' la stessa Alfasud che, come dicono le foto, a un certo punto si sposta per coprire parte dei proiettili e dei detriti. Mi fermo qua, il resto è ancor pi agghiacciante. Perché sono fatti, purtroppo.

volete sapere cosa accadde quella mattina del 16 marzo in Via Fani(naturalmente con buona approssimazione)?Comprate questo eccezionale libro(anche se la parte che parla dell'attentato e' solo la seconda).D'Adamo nn ha timore di rivelare retroscena inediti e sconcertanti e lo fa con chiarezza e incisivita'.Cinque stelle xche' non ce ne sono sei