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Il libro comincia benissimo, si perde un po' nella parte tibetana, francamente improbabile, per poi riprendersi nel finale. Comunque lo consiglio
QUANDO FIRENZE SEMBRA CHINA-TOWN Non è facile trovare un romanzo che parli dell’Italia con ritmi, toni e approccio da thriller internazionale. Non è banale trovare una storia che parli di mafie orientali con competenza (almeno apparente, dato che non sono qualificato per valutare la sostanza), mostrando una comunità cinese a Firenze credibile ma non per questo meno priva di fascino avventuroso. Non è comune trovare un’opera prima scritta con scioltezza e disinvoltura da professionista della scrittura. Eppure mi è capitato leggendo “Little China Girl” di Massimiliano Scudeletti. Il titolo è una citazione della celebre canzone di David Bowie e fa certo riferimento a una delle due belle gemelle figlie di un capo della Triade, forse a quella viva o forse a quella assassinata sulla quale il protagonista Alessandro indaga, entrando nei meandri di quest’organizzazione mafiosa assai più di quanto ci si potrebbe aspettare possa fare un italiano, seppure in stretti rapporti con una famiglia cinese. La storia scorre via veloce tra mille avventure, intrighi, indagini, amori, colpi di scena e non ci si annoia mai. Sarà anche il suo primo romanzo, ma, leggendo la quarta di copertina, scopro che Massimiliano Scudeletti ha realizzato documentari e spot televisivi, sia come sceneggiatore che come regista: in qualche modo deve aver messo a frutto quest’esperienza nella scrittura, così come il fatto che si occupi della scolarizzazione di adulti immigrati e che sia un appassionato della cultura cinese, spiega la sua competenza in merito.
Il libro mi è piaciuto molto. Dopo un inizio un po'... complesso, come tutti i romanzi che si rispettino, il bello viene sempre nelle pagine successive e con "Little china girl" è stato davvero un crescendo fino alla fine.
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