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La locanda dell'ultima solitudine
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La locanda dell'ultima solitudine - Alessandro Barbaglia - copertina
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locanda dell'ultima solitudine

Descrizione


Libro finalista al Premio Selezione Bancarella 2017

Con una scrittura lieve e pervasa di poesia, tra giochi linguistici, pennellate surreali e grande tenerezza, Alessandro Barbaglia ci racconta una splendida storia d'amore.

«È tutta in legno, la Locanda, alterna le pareti scure alle finestre piene di luce da cui entra sempre un po' di vento. È fatta di poche stanze e una sola certezza: se sai arrivarci, facendo tutto quel sentiero buio che ci vuol poco a perdersi, quello è il posto più bello del mondo.»

Libero e Viola si stanno cercando. Ancora non si conoscono, ma questo è solo un dettaglio. Nel 2007 Libero ha prenotato un tavolo alla Locanda dell'Ultima Solitudine, per dieci anni dopo. Ed è certo che lì e solo lì, in quella locanda arroccata sul mare costruita col legno di una nave mancata, la sua vita cambierà. L'importante è saper aspettare, ed essere certi che "se qualcosa nella vita non arriva è perché non l'hai aspettato abbastanza, non perché sia sbagliato aspettarlo". Anche Viola aspetta: la forza di andarsene. Da anni scrive lettere al padre, che lui non legge perché tempo prima, senza che nessuno ne conosca la ragione, è scomparso, lasciandola sola con la madre a Bisogno, il loro paese. Ed è a Bisogno, dove i fiori si scordano e da generazioni le donne della famiglia di Viola, che portano tutte un nome floreale, si tramandano il compito di accordarli, che lei comincia a sentire il peso di quell'assenza e la voglia di un nuovo orizzonte. Con ironia leggera, tra giochi linguistici, pennellate surreali e grande tenerezza, Alessandro Barbaglia ci racconta una splendida storia d'amore.
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Dettagli

2017
17 gennaio 2017
163 p., Brossura
9788804673149
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Indice

Le prime frasi del romanzo

«Allora per il giorno siamo d’accordo: facciamo il 20 luglio.»
«Il 20 luglio è perfetto» dice l’uomo coi baffi. «Vedrà, il tramonto qui sul mare è uno spettacolo meraviglioso.»
E finirebbe già tutto qui se Libero non avesse il coraggio di dirlo.
«D’accordo» e invece lo dice, lo dice proprio adesso: «Ci vediamo il 20 luglio del 2017.»
«Del?!»
All’uomo coi baffi scappa uno squittio. Fa un passo come se stesse per perdere l’equilibrio. Ecco: ha zoppicato.
«Del 2017. Non glielo avevo ancora detto?»
«Ma è tra dieci anni!»
«Dieci anni e tre giorni. A essere precisi.»
Quell’appunto, poi, gli dà il fastidio di un rimprovero.
«E perché prenota oggi?! È convinto che nel frattempo staremo tutti qui ad aspettare lei?»
«No, non tutti: solo io.»
«Ma solo io cosa?»
«Solo io starò qui ad aspettare lei.»
Silenzio. Lungo. Denso. Così pieno di spazio vuoto che dieci anni, in quel silenzio, forse possono anche starci davvero.
Poi riprende con calma.
«Solo io, nel frattempo, starò qui ad aspettare lei.»
Intendendo, con quel lei, un qualcosa così pieno di futuro che non c’è proprio modo di capirlo adesso.
L’uomo coi baffi prende un foglio bianco, piccolo, di quelli buoni per le ordinazioni da portare a Enrico, in cucina, e ci scrive sopra qualcosa. In stampatello. Calcato dell’inspiegabile rabbia che quel tipo gli provoca.
LIBERO, scrive. E poi quella data fatta tutta di un futuro imprevedibile.
«Vuole sapere una cosa? Alla fine secondo me lei non verrà. Anzi: ci scommetto un bicchiere di vino. Lo berrò alla sua salute, il 20 luglio del 2017, quando non la vedrò arrivare. Lei è giovane, si illude che per mettere tutto il mare in una bottiglia basti solo immaginare di farlo...»
«Forse basta solo immaginare una bottiglia molto grande. Che ci vuole a venir lì tra dieci anni? Basta aspettare!»
“Mi basta aspettare” pensa Libero.
“Mi basta trovarla” è la coda di quel pensiero.
«Mi basta che non si sia offeso» dice l’uomo coi baffi che a parlare di bottiglie e vino finisce sempre per ammorbidirsi.
Finisce che si sorridono. A distanza. Come se si fossero persino un poco intesi.
Come se fossero due isole lontane che si accorgono, per l’istante di un’onda, d’esser dentro uno stesso azzurro. E che sia il mare o il cielo, per quell’istante, non conta niente.

Valutazioni e recensioni

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Mary
Recensioni: 5/5

Una locanda, un posto da sogno, un paradiso lontano, dove il cielo e il mare si sfiorano, in cui non puoi non approdare una volta nella tua vita. Un romanzo basato sull'intreccio di più storie, così diverse, ma così connesse. Libero e Viola tendono inconsapevolmente l'uno verso l'altro. Due storie diverse e lontane. Lui aspetta il suo destino, prenotato dieci anni prima. Lei aspetta la forza per scappare via da quel posto che le sta stretto, così come crede sia successo al padre, misteriosamente scomparso anni prima. In dieci anni però tante cose possono cambiare. Una storia da leggere e amare con uno stile che ti culla e ti rapisce.

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Celemonna
Recensioni: 2/5

Non mi ha convinto.L'autore scrive discretamente, ma il libro si fa "attendere" troppo. L'ho finalmente terminato. Il secondo non lo acquisterò. Preferisco la solitudine.

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Asia Paglino
Recensioni: 3/5

L’aspetto di punta di questo romanzo è sicuramente lo stile di scrittura fresco, leggero e piacevole, capace di far divorare al lettore il libro in pochissimo tempo proprio per la sua scorrevolezza. La narrazione è comporta da varie storie che, come accade esattamente per le persone, si intrecciano in modo inaspettato e casuale, creando legami ed un susseguirsi di eventi che, in un modo o nell’altro, portano ad un punto comune: in questo caso, il significato stesso del romanzo e la sua conclusione. La retorica alla base del libro tocca un concetto molto importante quanto sottovalutato, perché molto spesso, nel corso della propria vita, la gente si dimentica il valore del tempo e il piacere dell’attesa; per questo dico che il libro nasconde un messaggio accessibile solo a chi avrà tempo e piacere di aspettare.

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Recensioni

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Voce della critica

Molte possono essere le esigenze che spingono uno scrittore a concepire un libro. Alcune più nobili, altre meno, ma ciò che deve importare a chi legge è, a mio avviso, capire se in quell’istante in cui si sta vivendo la storia che abbiamo scelto per noi, ci sia risposta affermativa alla domanda: C’è meraviglia in qui? Se questo avviene, sarà difficile non portare via con noi qualcosa di quelle pagine e terminata la lettura un ringraziamento all’autore sarà d’obbligo. E allora, grazie Alessandro. La Locanda dell’Ultima Solitudine è prosa sapientemente costruita che perde una piccola parte di sé per riscoprirsi poesia. Non ci credete? Provate a leggere il libro, dunque. Se dovessi condensare ciò che per me ha rappresentato La Locanda dell’Ultima Solitudine…beh…direi: Aiutati che il ciel t’aiuta. Nel proverbio è contenuta di fatto, tutta la storia che ha permesso alla voce narrante di arrivare alle mie orecchie. Qualche giorno fa, in una nota libreria del nord, avevo alcuni volumi tra le mani pronti per essere acquistati (nel giro di una decina di minuti, ahimè) quando la mia dolce metà e futura moglie mi mette in mano l’opera di Alessandro Barbaglia dicendomi: Hai visto la Luna? A me piace tanto. Ci sono i Patatini dentro la Luna! E allora io giro il risvolto di copertina, leggo la trama e le rispondo: Bello! E’ così che il viaggio ha avuto inizio, il giorno seguente, mentre fuori dall’ufficio, aspettando l’ora giusta per timbrare il cartellino, ho iniziato a perdermi in questa fiaba dalle mille voci che altro non è che un inno gioioso alla vita.

Io mi ci sono smarrito e ritrovato assieme tra le righe di Alessandro Barbaglia perché sono state un sigillo d’esperienza alle mie convinzioni dopo un lungo periodo trascorso più o meno come ha fatto Libero e perché, fatto assolutamente non trascurabile, anche se le case in cui sono vissuto fin’ora non hanno mai avuto pareti blu (bugia, quella attuale ha una parete blu notte proprio dietro la testata del letto) posso garantirvi che quello che dice Alessandro in questo libro è vero: che l’attesa non è sconfitta, è un viaggio, e che se avete voglia di mettercele le pentole della cucina nell’armadio della camera da letto o in libreria, non c’è nulla di sbagliato in voi: probabilmente, siete solo voi stessi e se siete felici così, niente e nessuno ha il diritto di cambiarvi. Devo ammettere che c’è dell’insana utopia nel credere che l’unica soluzione possibile per la felicità sia Sperare nella perfezione (e infatti, è vero che quando vi sposate, o anche prima, l’armadio della stanza da letto sarà gestito dal vostro personale regime totalitario, vostra moglie), ma la speranza e la volontà di credere che si meriti il giusto nella vita, ciò per cui si combatte attimo dopo attimo, sono le uniche componenti d’energia in grado di aiutare davvero, le uniche possibili da spendere per giungere a ciò che siamo: noi. Io ho aspettato Nadège per un periodo lunghissimo, molto più lungo di quello trascorso da Libero alla ricerca di Viola, e per questo posso dirvi che Alessandro Barbaglia non è un bugiardo ma uno che ci vede benissimo e a fondo. Perché io, la mia meraviglia l’ho trovata, alla fine un po’ come viene raccontato nel libro! La Locanda dell’Ultima Solitudine merita di essere letto. Il messaggio che contiene, sicuramente scatenerà le più disparate reazioni tra i diversi lettori, i sognatori e i realisti, ma vi assicuro che se saprete cercare con la filosofia che questo giovane autore ha voluto mostrarci, anche disperatamente, per voi arriverà il momento di cogliere, e poi abbandonare, L’ultima Solitudine, qualunque sia quella che avete dentro.

Recensione di Matteo Porrati

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Conosci l'autore

Alessandro Barbaglia

1980, Novara

Alessandro Barbaglia (Novara 1980) è poeta e libraio. Per Mondadori ha pubblicato nel 2017 La Locanda dell'Ultima Solitudine, finalista al Premio Bancarella. Sempre per Mondadori è uscito nel 2018 L'Atlante dell'Invisibile e nel 2020 Nella balena.

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