Louis Lambert

Il mondo non vuole le anime libere, quegli spiriti cullati da un vero fuoco di grazia, da solitudini così lontane e intraducibili che nessun recinto sociale è in grado di integrare, perché nessuno - fuori da loro stessi - può comprenderne risorse e profondità, mandato e scintille. Si somma nel loro mondo un linguaggio troppo unico, una sete e un genio così immersi in una fatica di studio, anime concepite e consegnate unicamente al pensiero, che ogni altra sponda della vita diventa rozza periferia senza importanza a confronto con quella totale centralità. A soli cinque anni Louis conosce Antico e Nuovo Testamento, sarà la strada che ispirerà il suo destino. Viene da una famiglia povera, ma il caso, non casualmente, interverrà presto; di lì a poco finirà in un collegio, protetto e finanziato niente meno che da Madame de Stael, attratta dall'incredibile unicità del ragazzo: "Senza dubbio la Provvidenza sa appianare la strada al genio derelitto". Una storia di libri, di molti libri e di una mente immersa in essi, di una memoria prodigiosa sempre in funzione, costantemente, in ogni ora del giorno. Dirà lo stesso Louis: "Sovente ho compiuto deliziosi viaggi imbarcato su di una parola negli abissi del passato, come l'insetto che su di un filo d'erba naviga alla mercè di un fiume". Ma proprio quel mondo chiuso inizierà ad essere la sua trappola, la sua cella, la sua grandezza tarpata. L'amore per Swedenborg, l'aver scritto un Trattato della Volontà, tutta una condotta troppo singolare ed estranea a quei canoni di beghinismo rigoroso ne decreteranno l'inevitabile uscita. Viene visto come un esaltato scriteriato, niente da fare. A 18 anni ne uscirà con un diploma, e inizierà a vivere. Conoscerà Parigi, la vita, l'amore, ma ogni percorso non sarà che preludio ed eco del suo delirio finale. Balzac, genio e follia, visione e regola, sempre il più grande di ogni epoca. Un romanzo così indicibilmente vasto che scriverne qui è sfiorarne appena la misura immensa.