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Anno edizione: 2012
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Finalmente un bel giallo italiano. Un giallo dove gli investigatori sono persone normali e non superuomini, con le loro manie, debolezze, problemi. Dove seguiamo passo passo lo svilupparsi di indagini estremamente verosimili, tra intuizioni e vicoli ciechi, Dove scopriamo le piccole e grandi perversioni della burocrazia di un ufficio di provincia, tra gelosie, segreti innocui o inconfessabili, realistiche debolezze, malvagità, ma anche piccoli, quotidiani momenti di eroismo. C'è poi l'intreccio, sempre condotto con mano sicura, che si svela via via mostrando un disegno ben più ampio di quello che gli stessi investigatori possono intuire all'inizio insieme a noi. In cui solo pochi sono riusciti a salvarsi, e solo pochi si salveranno. E mettete, da ultimo, la splendida prosa di Giordano, sempre curatissima. Lasciate per una volta gli amati (?) giallisti americani, gli scandinavi alla moda. Leggetelo.
Il secondo romanzo di Diego Giordano mi è piaciuto moltissimo. La lettura scorre veloce, c'è grande suspense ed è molto ben strutturato il modo attraverso cui l'intrigo si sviluppa. Dice bene la quarta di copertina: mano a mano che le pagine scorrono, due fatti apparentemente banali si rivelano una specie di vaso di Pandora dal quale escono delitti agghiaccianti e una catena di complicità che è anche l'inefficienza delle nostre pubbliche amministrazioni (in questo senso è molto puntuale e concreta la denuncia dell'Autore). Finale a sorpresa, con un interrogativo etico in sottofondo che spinge chi legge a chiedersi cosa significhino veramente verità e giustizia.
Recensioni
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